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Ícone erótico dos quadrinhos, Valentina  ganha mostra em Milão

27/09/2008

Foto: Carolina Vasone/UOL

A mostra "Guido Crepax - Valentina, a forma do tempo" reúne material multimídia da personagem de HQ
 

CAROLINA VASONE
Enviada especial a Milão

Valentina é fotógrafa milanesa. Entre as curvas de um corpo desconcertante, mas possível, aparece a delicadeza de braços delgados, de seios menores como era a moda em 1965, quando o desenhista italiano Guido Crepax (1933-2003) criou a famosa personagem de histórias em quadrinhos, com rosto inspirado na atriz de cinema mudo Louise Brooks.

Intensa, erótica, arrebatadora e, geralmente, preservada da vulgaridade, Valentina tem muito em comum, incluindo a profissão, com boa parte da moda italiana contemporânea que faz sucesso pelo mundo. Se fosse "fashion victim", poderia vestir Dolce&Gabbana, Versace, um Roberto Cavalli decotado mas um pouco menos "peruesco". Gucci, nem se fala: talvez ela use sem nem se dar conta. Tudo lhe cairia como se feito para levar à loucura homens enquanto se estica em seu estúdio, ou no balançar do bem desenhado (literalmente) derrière nas estações de metrô de Milão.

Ícone dos quadrinhos de adulto, naturalmente fashion, a personagem e Crepax, seu criador, ganham exposição inaugurada durante a Semana de Moda de Milão, com apoio da Câmara Nacional da Moda Italiana.

Espalhados por várias salas do interessante espaço da Trienalle Bovisa, que também abriga um agradável restaurante com um café anexo, a mostra, intitulada "Guido Crepax - Valentina, a forma do tempo", conta, com vídeos, fotos, instalações e, principalmente, desenhos, a história da personagem e do desenhista milanês.

Formado em arquitetura, além de Valentina, Guido Crepax criou outras "musas" do HQ como Anita, Bianca e Belinda, além de assinar sofisticadas versões em quadrinhos de clássicos da literatura erótica, como "Justine", do Marquês de Sade e "A História de 'O'", de Pauline Reage. Ele também criou figurinos e cenários de teatro, ilustrações para livros e revistas e trabalhou com publicidade no projeto gráfico de campanhas para marcas conhecidas como Shell e Campari.

Espécie de "alter-ego" de Guido Crepax, que envolveu as histórias da heroína com referências culturais e políticas de cada época, Valentina acaba refletindo o "espírito do tempo" da sociedade italiana, levanta o texto de apresentação da exposição, que fica em cartaz até o dia primeiro de fevereiro de 2009.

Serviço:

Guido Crepax - Valentina, a forma do tempo - 21 de setembro de 2008 a 1º de fevereiro de 2009
Endereço - Triennale Bovisa, via R. Lambruschini, 31, Milão
Horários - terça a domingo, das 11h às 23h (fecha aos domingos)
Telefone - 02 365 77 801

(© UOL Estilo)

 


Siamo tutti figli di Valentina

di Daniele Abbiati

Guardandolo bene, ci si accorge che le somiglia anche. La bocca è carnosa, gli occhi profondi (ma non chiari come quelli di lei), il naso ben disegnato (ci mancherebbe... ). «Madame Rosselli c’est moi», potrebbe dire.

La signora Rosselli, nata il 25 dicembre 1942, domiciliata a Milano, in via De Amicis, altezza 1,72, capelli neri, occhi chiari, segni particolari nessuno, ovviamente è lei, Valentina. La sua presenza erotica, le sue forme essenziali eppure morbide, il suo stile di vita disinibito nonostante la sostanziale (anche se non propriamente fattuale... ) fedeltà a un solo uomo, sono state, dalla sua prima apparizione, nel 1965, in La curva di Lesmo, fino alla scomparsa, cinque anni fa, del suo creatore, Guido Crepax, il grimaldello che ha aperto a molti fra noi, figli della porzione più breve del «secolo breve», le porte di nuove percezioni. In Valentina c’è il Novecento affabulatore e onnivoro che rilegge e ricicla la Storia. Proprio la rilettura, il riciclo, la serialità che si modella sulla vita reale o sui sogni, è infatti la cifra artistica di Crepax. «Valentina, la forma del tempo», opportunamente, è il titolo della bella mostra in corso fino all’1 febbraio alla Triennale Bovisa di Milano (via Lambruschini, 31).

Perché, in fondo, Valentina è una Penelope che ribalta i ruoli con l’ipotetico Ulisse. Lei sceglie il viaggio e l’avventura lasciando a lui (Guido oppure il «suo» Philippe Rembrandt) il compito di fare e disfare la tela, scandendo così il tempo. Lei è un po’ Anna Karenina e un po’ vampira; un po’ piratessa e un po’ regina; un po’ bambina e un po’ Justine. Ma sempre e comunque Madre di un divenire casuale, randomizzato, sempre e comunque il sicuro approdo della navigazione condotta sul filo della memoria.
Valentina è bella, bellissima come la Louise Brooks che incontriamo in una sala e che ci parla da un monitor. È un’intervista degli anni Settanta, nella quale l’incantevole ex diva del cinema muto racconta come un giorno trovò, su uno scaffale della sua libreria, una storia dell’eroina e come, da allora, il «dear Guido» divenne per lei un amico lontano e vicinissimo. «Louise è il mio mito», conferma Guido in un’altra sala, dove spiega il suo rapporto con il cinema. E come non riconoscere, in ossequio al Tempo che va e viene a proprio piacimento, nel volto di Valentina-Louise le fattezze di Luisa, la reale moglie di Guido, e di un’altra bellezza archetipica: Isabella Rossellini, nata, guarda un po’, dieci anni dopo la signora Rosselli?

Tutto si tiene, in questo percorso che spazia in lungo e in largo, passando dalla Rivoluzione d’Ottobre a Dracula, dai miti delle civiltà precolombiane a Giacomo Casanova, dalla pubblicità dei pneumatici a Baba Yaga. Valentina è la mamma che ci prende per mano, è l’educatrice che stravolge le regole vetuste della pedagogia conducendoci finalmente sul campo dell’azione, è la fata che, come Alice, attraversa lo specchio dell’incantamento aprendoci nuovi mondi. Ecco, la vediamo volare, nuda, a cavallo di una scopa, come una strega, sopra la Torre Velasca e, pochi metri più in là, sprofondare negli abissi abitati dai Cavalieri ciechi. La vediamo anticipare Guerre stellari (da notare le armature, ispirate al giappone medievale, che Crepax disegnò ben prima della saga di George Lucas) e i Pirati dei Caraibi

. La vediamo tormentarsi per una maternità (in Il bambino di Valentina, 1969-70) che in qualche modo precorre l’episodio di Alien in cui il mostro ha colonizzato il grembo del tenente Ripley, la gelida Sigourney Weaver: Valentina teme che la sua creatura sia una piovra.

Guido, intanto, sorveglia da vicino, paterno, le sue evoluzioni. E scopriamo, nella libreria dell’artista, collocata nell’essenziale e suggestiva «sala-ufficio» della mostra, i titoli dai quali le avventure di Valentina hanno preso le mosse: l’Orlando furioso dell’Ariosto, Finzioni di Borges, il teatro di Beckett, Kafka, la Storia della rivoluzione russa di Trotsky...

Da altri monitor, da altre dimensioni, Oreste del Buono, ai tempi di Linus, critica l’ecumenicità di Crepax («se calasse meno le braghe... » dice, suscitando le giustificate ire delle ragazze in redazione), mentre Gerry Mulligan, jazzista fra i più apprezzati da Guido, mostra orgoglioso un divano con una sensualissima Valentina desnuda.

Ma dov’è la tanto chiacchierata morbosità? Dove può riparare lo «sporcaccione» che è in noi? Da nessuna parte: Valentina è pulita, limpida anche nelle situazioni orgiastiche e «spinte». E l’erotismo cerebrale di Alain Robbe-Grillet in Spostamenti progressivi del piacere (1971), vista da qui, suona come la volgarizzazione dinamica e colorata di qualche tavola in bianco e nero.

Il critico d’arte Maurizio Fagiolo dell’Arco coglie nel segno: «Guido Crepax è un ladro». I suoi sono furti reiterati, un moto ondoso governato dal ricordo. E che bella scoperta quelle figurine di carta realizzate da Crepax bambino. Alle quali peraltro tornò, schierando soldati di celebri battaglie in campi che anticipano (di nuovo) i giochi di ruolo. «Mi piace disegnare come se avessi una macchina fotografica in mano, ma i miei disegni non sono fotografie traslate», disse. Piuttosto, gli esercizi di un bimbo da regalare alla mamma Valentina.

(© Il Giornale)


Il fumettista racconta l'esperienza con il mondo della lirica

Disegnò i costumi per l'opera di Berg che andò in scena al Teatro Massimo di Palermo nel 2001. In quell'occasione, una delle ultime interviste dell'artista all'Adnkronos Roma, 19 set. (Adnkronos/Ign) - 'Valentina' nella sua fantasia si materializza in un'icona sexy e ribelle. E il più celebre personaggio femminile uscito dalla matita 'geniale' di Guido Crepax lascia un segno nella storia del fumetto. Oggi quell'eroina di carta ispirata all'attrice del cinema muto Louise Brooks riveve in una mostra allestita alla Triennale Bovisa (dal 21 settembre al 1 febbraio 2009) e dedicata al lavoro del papà Crepax, scomparso il 31 luglio del 2003.

Disegnatore innovativo, Guido Crepax espresse la sua energia anche in altre esperienze al di là del fumetto. Nel 2001 fu autore dei costumi della 'Lulu' di Alban Berg, l'opera che andò in scena proprio in quell'anno al Teatro Massimo di Palermo con la regia di Mario Martone (bacchetta di Stefan Anton Reck alla guida dell'Orchestra della Fondazione lirica palermitana e scene Sergio Tramonti). Per quell'occasione Guido Crepax rilasciò anche una delle ultime interviste all'Adnkronos.

Il disegnatore fece osservare allora che nonostante Valentina si ispiri a Louise Brooks, l'attrice che nel 1929 interpretò Lulu nella riduzione cinematografica di George Pabst del dramma di Frank Wedekind e dal quale era tratta anche l'opera di Berg, ''la Lulu di Palermo non ha niente a che fare con Valentina''. Da qui il commento sulle "sue" donne che, sottolinea Crepax, "finiscono poi sempre per assomigliarsi perché sono tutte né magre né grasse, ma con tante curve. La pettinatura di Valentina è degli anni '20, mentre per la 'Lulu' del Massimo mi sono mantenuto più fedele all'originale che è ambientato intorno ai primissimi anni del 1900''.

Fu la prima prima esperienza con il mondo dell'opera, anche se per Crepax la lirica era estremamente familiare. ''Eccome -dice durante l'intervista- sono un vero melomane. Mio padre era primo violoncello della Scala e, prima ancora, della Fenice di Venezia. E io ho sempre amato l'opera, soprattutto il melodramma ottocentesco e le opere di Wagner. Dopo questa esperienza -prosegue- per la quale ho prodotto 60 disegni e ho avuto costanti rapporti con Mario Martone (regista dell'allestimento, ndr), non mi dispiacerebbe affatto riprovare. Da cosa nasce cosa e spero di avere un'altra proposta del genere''.

Poi Crepax precisa: ''Non sono un costumista vero, ma uno che abbozza dei personaggi come vorrei che fossero. Non ho neanche mai visto i cantanti, so che sono tutti molto alti, alcuni di loro addirittura sopra il metro e novanta''. Un'opera che gli sarebbe piaciuto allestire? Avendo già fatto la versione illustrata del 'Giro di vite' di Henry James, avrebbe raccolto volentieri la proposta di dedicarsi all'omonima opera di Benjamin Britten: ''La conosco, è estremamente interessante e mi piacerebbe molto lavorarci''.

(© IGN)

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