CAROLINA VASONE
Enviada especial a Milão
Valentina é fotógrafa
milanesa. Entre as curvas de um corpo
desconcertante, mas possível, aparece a
delicadeza de braços delgados, de seios
menores como era a moda em 1965, quando o
desenhista italiano Guido Crepax (1933-2003)
criou a famosa personagem de histórias em
quadrinhos, com rosto inspirado na atriz de
cinema mudo Louise Brooks.
Intensa, erótica, arrebatadora e,
geralmente, preservada da vulgaridade,
Valentina tem muito em comum, incluindo a
profissão, com boa parte da moda italiana
contemporânea que faz sucesso pelo mundo. Se
fosse "fashion victim", poderia vestir
Dolce&Gabbana, Versace, um Roberto Cavalli
decotado mas um pouco menos "peruesco".
Gucci, nem se fala: talvez ela use sem nem
se dar conta. Tudo lhe cairia como se feito
para levar à loucura homens enquanto se
estica em seu estúdio, ou no balançar do bem
desenhado (literalmente) derrière nas
estações de metrô de Milão.
Ícone dos quadrinhos de adulto, naturalmente
fashion, a personagem e Crepax, seu criador,
ganham exposição inaugurada durante a Semana
de Moda de Milão, com apoio da Câmara
Nacional da Moda Italiana.
Espalhados por várias salas do interessante
espaço da Trienalle Bovisa, que também
abriga um agradável restaurante com um café
anexo, a mostra, intitulada "Guido Crepax -
Valentina, a forma do tempo", conta, com
vídeos, fotos, instalações e,
principalmente, desenhos, a história da
personagem e do desenhista milanês.
Formado em arquitetura, além de Valentina,
Guido Crepax criou outras "musas" do HQ como
Anita, Bianca e Belinda, além de assinar
sofisticadas versões em quadrinhos de
clássicos da literatura erótica, como
"Justine", do Marquês de Sade e "A História
de 'O'", de Pauline Reage. Ele também criou
figurinos e cenários de teatro, ilustrações
para livros e revistas e trabalhou com
publicidade no projeto gráfico de campanhas
para marcas conhecidas como Shell e Campari.
Espécie de "alter-ego" de Guido Crepax, que
envolveu as histórias da heroína com
referências culturais e políticas de cada
época, Valentina acaba refletindo o
"espírito do tempo" da sociedade italiana,
levanta o texto de apresentação da
exposição, que fica em cartaz até o dia
primeiro de fevereiro de 2009.
Serviço:
Guido Crepax - Valentina, a forma do tempo -
21 de setembro de 2008 a 1º de fevereiro de
2009
Endereço - Triennale Bovisa, via R.
Lambruschini, 31, Milão
Horários - terça a domingo, das 11h às 23h
(fecha aos domingos)
Telefone - 02 365 77 801
(©
UOL Estilo)
Siamo tutti figli di Valentina
di Daniele Abbiati
Guardandolo bene, ci si accorge che le
somiglia anche. La bocca è carnosa, gli
occhi profondi (ma non chiari come
quelli di lei), il naso ben disegnato
(ci mancherebbe... ). «Madame Rosselli
c’est moi», potrebbe dire.
La signora
Rosselli, nata il 25 dicembre 1942,
domiciliata a Milano, in via De Amicis,
altezza 1,72, capelli neri, occhi
chiari, segni particolari nessuno,
ovviamente è lei, Valentina. La sua
presenza erotica, le sue forme
essenziali eppure morbide, il suo stile
di vita disinibito nonostante la
sostanziale (anche se non propriamente
fattuale... ) fedeltà a un solo uomo,
sono state, dalla sua prima apparizione,
nel 1965, in La curva di Lesmo, fino
alla scomparsa, cinque anni fa, del suo
creatore, Guido Crepax, il grimaldello
che ha aperto a molti fra noi, figli
della porzione più breve del «secolo
breve», le porte di nuove percezioni. In
Valentina c’è il Novecento affabulatore
e onnivoro che rilegge e ricicla la
Storia. Proprio la rilettura, il
riciclo, la serialità che si modella
sulla vita reale o sui sogni, è infatti
la cifra artistica di Crepax.
«Valentina, la forma del tempo»,
opportunamente, è il titolo della bella
mostra in corso fino all’1 febbraio alla
Triennale Bovisa di Milano (via
Lambruschini, 31).
Perché, in fondo, Valentina è una
Penelope che ribalta i ruoli con
l’ipotetico Ulisse. Lei sceglie il
viaggio e l’avventura lasciando a lui
(Guido oppure il «suo» Philippe
Rembrandt) il compito di fare e disfare
la tela, scandendo così il tempo. Lei è
un po’ Anna Karenina e un po’ vampira;
un po’ piratessa e un po’ regina; un po’
bambina e un po’ Justine. Ma sempre e
comunque Madre di un divenire casuale,
randomizzato, sempre e comunque il
sicuro approdo della navigazione
condotta sul filo della memoria.
Valentina è bella, bellissima come la
Louise Brooks che incontriamo in una
sala e che ci parla da un monitor. È
un’intervista degli anni Settanta, nella
quale l’incantevole ex diva del cinema
muto racconta come un giorno trovò, su
uno scaffale della sua libreria, una
storia dell’eroina e come, da allora, il
«dear Guido» divenne per lei un amico
lontano e vicinissimo. «Louise è il mio
mito», conferma Guido in un’altra sala,
dove spiega il suo rapporto con il
cinema. E come non riconoscere, in
ossequio al Tempo che va e viene a
proprio piacimento, nel volto di
Valentina-Louise le fattezze di Luisa,
la reale moglie di Guido, e di un’altra
bellezza archetipica: Isabella
Rossellini, nata, guarda un po’, dieci
anni dopo la signora Rosselli?
Tutto si tiene, in questo percorso
che spazia in lungo e in largo, passando
dalla Rivoluzione d’Ottobre a Dracula,
dai miti delle civiltà precolombiane a
Giacomo Casanova, dalla pubblicità dei
pneumatici a Baba Yaga. Valentina è la
mamma che ci prende per mano, è
l’educatrice che stravolge le regole
vetuste della pedagogia conducendoci
finalmente sul campo dell’azione, è la
fata che, come Alice, attraversa lo
specchio dell’incantamento aprendoci
nuovi mondi. Ecco, la vediamo volare,
nuda, a cavallo di una scopa, come una
strega, sopra la Torre Velasca e, pochi
metri più in là, sprofondare negli
abissi abitati dai Cavalieri ciechi. La
vediamo anticipare Guerre stellari (da
notare le armature, ispirate al giappone
medievale, che Crepax disegnò ben prima
della saga di George Lucas) e i Pirati
dei Caraibi
. La vediamo tormentarsi per una
maternità (in Il bambino di Valentina,
1969-70) che in qualche modo precorre
l’episodio di Alien in cui il mostro ha
colonizzato il grembo del tenente Ripley, la
gelida Sigourney Weaver: Valentina teme che
la sua creatura sia una piovra.
Guido, intanto, sorveglia da vicino,
paterno, le sue evoluzioni. E scopriamo,
nella libreria dell’artista, collocata
nell’essenziale e suggestiva «sala-ufficio»
della mostra, i titoli dai quali le
avventure di Valentina hanno preso le mosse:
l’Orlando furioso dell’Ariosto, Finzioni di
Borges, il teatro di Beckett, Kafka, la
Storia della rivoluzione russa di Trotsky...
Da altri monitor, da altre dimensioni,
Oreste del Buono, ai tempi di Linus, critica
l’ecumenicità di Crepax («se calasse meno le
braghe... » dice, suscitando le giustificate
ire delle ragazze in redazione), mentre
Gerry Mulligan, jazzista fra i più
apprezzati da Guido, mostra orgoglioso un
divano con una sensualissima Valentina
desnuda.
Ma dov’è la tanto chiacchierata
morbosità? Dove può riparare lo
«sporcaccione» che è in noi? Da nessuna
parte: Valentina è pulita, limpida anche
nelle situazioni orgiastiche e «spinte». E
l’erotismo cerebrale di Alain Robbe-Grillet
in Spostamenti progressivi del piacere
(1971), vista da qui, suona come la
volgarizzazione dinamica e colorata di
qualche tavola in bianco e nero.
Il critico d’arte Maurizio Fagiolo
dell’Arco coglie nel segno: «Guido Crepax è
un ladro». I suoi sono furti reiterati, un
moto ondoso governato dal ricordo. E che
bella scoperta quelle figurine di carta
realizzate da Crepax bambino. Alle quali
peraltro tornò, schierando soldati di
celebri battaglie in campi che anticipano
(di nuovo) i giochi di ruolo. «Mi piace
disegnare come se avessi una macchina
fotografica in mano, ma i miei disegni non
sono fotografie traslate», disse. Piuttosto,
gli esercizi di un bimbo da regalare alla
mamma Valentina.
(©
Il Giornale)
Il fumettista racconta l'esperienza
con il mondo della lirica
Disegnò i costumi
per l'opera di Berg che andò in scena al
Teatro Massimo di Palermo nel 2001. In
quell'occasione, una delle ultime
interviste dell'artista all'Adnkronos
Roma, 19 set. (Adnkronos/Ign) -
'Valentina' nella sua fantasia si
materializza in un'icona sexy e ribelle.
E il più celebre personaggio femminile
uscito dalla matita 'geniale' di Guido
Crepax lascia un segno nella storia del
fumetto. Oggi quell'eroina di carta
ispirata all'attrice del cinema muto
Louise Brooks riveve in una mostra
allestita alla Triennale Bovisa (dal 21
settembre al 1 febbraio 2009) e dedicata
al lavoro del papà Crepax, scomparso il
31 luglio del 2003.
Disegnatore innovativo, Guido Crepax
espresse la sua energia anche in altre
esperienze al di là del fumetto.
Nel 2001 fu autore dei costumi della
'Lulu' di Alban Berg, l'opera che andò
in scena proprio in quell'anno al Teatro
Massimo di Palermo con la regia
di Mario Martone (bacchetta di Stefan
Anton Reck alla guida dell'Orchestra
della Fondazione lirica palermitana e
scene Sergio Tramonti).
Per quell'occasione Guido Crepax
rilasciò anche una delle ultime
interviste all'Adnkronos.
Il disegnatore fece osservare allora che
nonostante Valentina si ispiri a Louise
Brooks, l'attrice che nel 1929
interpretò Lulu nella riduzione
cinematografica di George Pabst del
dramma di Frank Wedekind e dal quale era
tratta anche l'opera di Berg, ''la
Lulu di Palermo non ha niente a che fare
con Valentina''. Da qui il
commento sulle "sue" donne che,
sottolinea Crepax, "finiscono poi sempre
per assomigliarsi perché sono tutte né
magre né grasse, ma con tante curve. La
pettinatura di Valentina è degli anni
'20, mentre per la 'Lulu' del Massimo mi
sono mantenuto più fedele all'originale
che è ambientato intorno ai primissimi
anni del 1900''.
Fu la prima prima esperienza con il
mondo dell'opera, anche se per
Crepax la lirica era estremamente
familiare. ''Eccome -dice durante
l'intervista- sono un vero melomane. Mio
padre era primo violoncello della Scala
e, prima ancora, della Fenice di
Venezia. E io ho sempre amato l'opera,
soprattutto il melodramma ottocentesco e
le opere di Wagner. Dopo questa
esperienza -prosegue- per la quale
ho prodotto 60 disegni e ho avuto
costanti rapporti con Mario Martone
(regista dell'allestimento, ndr), non mi
dispiacerebbe affatto riprovare. Da cosa
nasce cosa e spero di avere un'altra
proposta del genere''.
Poi Crepax precisa: ''Non
sono un costumista vero, ma uno che
abbozza dei personaggi come vorrei che
fossero. Non ho neanche mai visto
i cantanti, so che sono tutti molto
alti, alcuni di loro addirittura sopra
il metro e novanta''. Un'opera che gli
sarebbe piaciuto allestire? Avendo già
fatto la versione illustrata del 'Giro
di vite' di Henry James, avrebbe
raccolto volentieri la proposta di
dedicarsi all'omonima opera di Benjamin
Britten: ''La conosco, è estremamente
interessante e mi piacerebbe molto
lavorarci''.
(©
IGN)
|