O Davi de Michelangelo, um dos
monumentos mais visitados na Itália, está
correndo perigo por causa de rachaduras
provocadas pelo desgaste da peça de mármore na
qual foi esculpido. "É como se Davi estivesse
vivo e se movesse por causa das vibrações do
ambiente", declarou à ANSA o especialista
Antonio Borri, professor de Ciências da
Construção da Universidade de Perugia.
A obra foi restaurada superficialmente há quatro
anos, durante as comemorações do 4º centenário
de sua inauguração. Em 2004, algumas rachaduras
da estátua foram cuidadosamente consertadas
através da aplicação de estuque (tipo de
argamassa geralmente feita de pó de mármore).
Neste ano, a equipe que fará a nova restauração
diz conhecer muito bem a resistência do mármore,
a profundidade das rachaduras e como serão
feitos os reforços na escultura.
Hoje, durante um seminário de estudos
patrocinados pela União Sindical de Arquitetos
Italianos que acontece em Florença, Borri
descreveu com detalhes todas as intervenções
feitas até agora na estátua e comentou parte dos
eventuais consertos. Segundo Borri, a
restauração custará cerca de um milhão de euros.
O Davi de Michelangelo não é o único com
problemas em Florença. O de Donatello, feito 70
anos antes, também sofreu com o desgaste, mas já
foi atendido. A obra está sendo restaurada no
Museu de Esculturas Bargello, desde 2007, e será
apresentada ao público no dia 28 de novembro,
quando a cidade festeja o Dia da Toscana.
(©
UOL Diversão & Arte)
Il David allarma:
«Stucchi caduti»
Fragilità, stabilità
e pericoli: se ne parla oggi a Firenze in un
convegno sulla sicurezza antisismica
Wanda Lattes
Un gigante sempre più fragile.
Sofferente delle vibrazioni ambientali
prodotte dal flusso dei visitatori e dal
traffico esterno alla Galleria
dell'Accademia. È il David di
Michelangelo, la statua più amata al
mondo. Che sia fragile è cosa nota, ma
ciò che sconvolge è la «riapertura di
tutte le fessure del marmo del broncone
(il tronco mozzo dell'albero ndr) che
erano state riempite con lo stucco
appena quattro anni fa». Lo afferma,
dopo averlo constatato personalmente,
l'ingegnere Antonio Borri, fiorentino,
docente di storia delle costruzioni a
Perugia.
Del colosso di Michelangelo
conosce tutti i segreti: da tempo,
insieme ad un gruppo di specialisti
conduce una serie di indagini per
verificare la stabilità del capolavoro.
Fu lui che in occasione dei cinquecento
anni dell'opera e del suo restauro,
coordinò una giornata di studi dedicata
al David. Individuando elementi
fortemente «critici » come il basamento
(le due zanche metalliche conficcate
nell'800, impedendo l'oscillazione
rigida del David, lo obbligano in caso
di azioni orizzontali a deformarsi
elasticamente) e la presenza di fessure
che facilitano ulteriori rotture.
Accertando infine che la statua, da un
punto di vista sismico, presenta
particolari condizioni di vulnerabilità.
SEMINARIO SUL TEMA. Anche di questo e
degli sviluppi delle indagini si parlerà
oggi nel seminario all'Hotel Michelangelo,
organizzato da Glis, dall'Enea, dall'Assisi,
dal collegio degli Ingegneri della Toscana e
dall'ingegnere Marco Zanfini della Genco
srl, società di Ingegneria e Costruzioni. E
al convegno, dal titolo «Applicazioni dei
sistemi d'isolamento sismico e di
dissipazione d'energia», Antonio Borri
lancerà ancora l'allarme sulla stabilità del
David, soffermandosi sul delicato caso delle
fessure aperte e sottolineando il fatto che
il capolavoro dalle caviglie fragili non è
certo un corpo rigido e immobile, ma sente
le sollecitazioni che il mondo circostante
gli arreca. La soluzione proposta dagli
studiosi è quella di un isolatore sismico
inserito al di sotto del basamento
ottocentesco, in grado di tagliare alla base
ogni vibrazione che possa costituire un
reale pericolo per il David.
Tali tipi di
intervento sono già sperimentati in varie
località e per oggetti di ben diverso
volume, statue isolate o interi edifici.
«Abbiamo cercato di sensibilizzare Ministero
e soprintendenze perchè si prendano
iniziative per la messa in sicurezza - ci
anticipa il professore - ma per ora non
abbiamo ottenuto alcun risultato concreto.
Per quanto mi riguarda sento di aver
concluso il compito, svolto peraltro a
titolo del tutto gratuito, scrivendo e
illustrando quanto emerso dalle analisi e
dai rilievi sperimentali».
L'ALLARME. Ma come e quando è nato e
cresciuto questo allarme? A dirla tutta c'è sempre stato.
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Immagini al laser della statua
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Al venticinquenne
Michelangelo il marmo apuano fu consegnato, tra
polemiche e contraddizioni, nel 1501. Nel 1504
fu nominata la famosa commissione che doveva
scegliere il luogo dove esporre il capolavoro
finito e sulla scelta di Palazzo Vecchio ci
furono famosi dissensi. Ma quando nel 1873 si
fece lo spettacolare trasferimento all'Accademia
le discussioni erano già forti e motivate, e chi
se ne intendeva affermava che non era soltanto
il maltempo a minacciare il David, ma la stessa
natura del suolo su cui poggiava. Il lungo
periodo di fiducia accordata alle condizioni
della statua si è infranto al momento delle
celebrazioni per i cinquecento anni dell'opera.
Lunghi, complessi, talvolta avvelenati dibattiti
sono scoppiati a proposito della pulizia da
imporre al marmo, ma mentre si moltiplicavano
analisi e dibattiti è venuta fuori quella che in
verità è la questione che dovrebbe tenerci tutti
sospesi. E cioè il fatto che il marmo non è
della migliore qualità, che l'intero equilibrio
della complessa creatura è di fatto non stabile,
che le caviglie in particolare destano serie
preoccupazioni. In quel momento di grandi
manifestazioni si pensò soprattutto all'estetica
immediata, e nelle piccole ferite che si erano
aperte si mise dello stucco, ovviamente studiato
a fondo. Ma oggi è questo stucco che si stacca,
non sappiamo quanto e perché, a darci un vero
allarme. Il David si muove, si divincola in
misura che noi non vediamo. Ma possiamo
assicurare al massimo la sua ferma posizione?
Chi può garantirlo e come?
(©
Corriere
Fiorentino)
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