Das agências internacionais
O alpinista italiano Marco Confortola, de 37 anos, o último sobrevivente da avalanche que na última sexta-feira matou 11 alpinistas no monte K2 - a segunda maior montanha do mundo, após o Monte Evereste - chegou nesta terça-feira ao acampamento-base que fica a 5.300 m de altitude, na fronteira entre China e Paquistão.
Bastante debilitado, Confortola ainda terá que passar mais uma noite no monte à espera do resgate - que será feito por um helicóptero - por causa do mau tempo. O alpinista já não corre risco de morrer, segundo médicos da equipe de resgate e declarou pelo telefone que está "muito feliz por estar vivo", mas que o que viveu no topo da montanha "foi um inferno".
A descida do alpinista italiano, que começou na segunda-feira com ajuda de outros montanhistas, teve de ser lenta porque ele possui vários ferimentos pelo corpo causados pelo frio.
Três sul-coreanos, dois nepaleses, dois paquistaneses, um sérvio, um irlandês, um norueguês e um francês morreram no acidente. O número de vítimas é o maior já registrado em um mesmo dia na montanha.
O acidente ocorreu na sexta-feira, mas os organizadores da expedição só receberam a notícia no sábado, quando um grupo conseguiu voltar ao acampamento base. Segundo o alpinista sueco Fredrick Streng, que estava na montanha mas decidiu não fazer o ataque ao cume, 25 integrantes de diferentes expedições chegaram ao topo na sexta-feira, aproveitando as condições climáticas favoráveis. Mas, segundo ele, eles se demoraram no topo, e no momento da avalanche estavam exaustos.
A avalanche destruiu as cordas utilizadas pelos alpinistas, e um grupo deles ficou preso no topo da montanha sem conseguir descer. Streng declarou à BBC que nove alpinistas morreram congelados depois de passar a noite no topo, a céu aberto. Outro alpinista morreu ao sofrer uma queda, e um ao tentar resgatar uma das vítimas.
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UOL Últimas Notícias) Confortola è arrivato al campo 1. Undici gli alpinisti morti sul K2Accompagnato da un alpinista statunitense e da tre portatori, Marco Confortola è arrivato al campo 1, a 6.100 metri di quota. Trascorrerà la notte nelle tende della spedizione italiana e domani mattina scenderà a valle. Della decisione di non proseguire oltre, anche per il sopraggiungere della notte, Confortola ha informato al campo base il compagno di cordata, Roberto Manni, che ha subito girato la notizia al comitato Everest-K2-Cnr di Bergamo, che gestisce l'emergenza.
E' probabile che, se le condizioni meteorologiche lo permetteranno, domani in tarda mattinata venga recuperato da un elicottero dell'esercito pachistano al campo base avanzato, a 5.400 metri, e da lì trasportato all'ospedale di Skardu. Altrimenti dovrà proseguire la discesa a piedi fino al campo base, a 5.000 metri. La sua marcia è resa più difficoltosa dai dolori ai piedi provocati da un principio di congelamento. "Sta abbastanza bene - fanno sapere dal comitato Everest-K2-Cnr - e l'umore è abbastanza alto anche se è molto stanco".
Il bilancio definitivo di quanto accaduto nei giorni scorsi sulle pendici del K2 è di 11 morti e tre feriti. L'elenco è stato diffuso al campo base dall'ufficiale di collegamento dell'esercito pachistano, Azeem Baig. Secondo l'alpinista austriaco Christian Stangl, che attualmente si trova a 5000 metri di altezza, nel campo base della seconda vetta più alta del mondo, i morti sarebbero però 12.
"Al campo base gli animi sono a terra", ha continuato Stangl, "ogni gruppo ha perso una o due persone". In totale al campo base ci sono tra le 20 e le 25 persone, tutte in attesa di poter ripartire per tornare nei loro Paesi". Stangl partirà domani insieme al suo collega Thomas Strausz.
I morti sono: i coreani Kim Hyo-Gyeong, Park Kyeong-Hyo, Hwang Dong-Jin; i nepalesi Jumic Bhote e Pasang Bhote; i pachistani Jehan Baig e Meherban Karim; il francese Hugues Jean-Louis Marie D'Aubarede; l'irlandese Gerard McDonnell; il serbo Dren Madic; il norvegese Rolf Bae.
Risultano feriti, in maniera non grave, gli olandesi Wilco van Rooijen e Cas van de Gevel, che sono già stati trasportati a Skardu in elicottero. Il terzo è l'italiano Marco Confortola, che al telefono con il fratello Luigi ha raccontato le difficoltà della discesa: "A oltre 8.000 metri, per la quota e la fatica mi sono addormentato in mezzo alla neve e quando mi sono svegliato non mi renIl capospedizione olandese Wilco Van Rooijen, ora ricoverato in ospedale, spiega che non e' stata solo una valanga a fare strage ma anche l'inesperienza. Sembra che alcuni alpinisti che aprivano la spedizione abbiano sbagliato a collocare le corde, poi spazzate via dalla caduta di un seracco.devo conto di dove mi trovassi".
Il capospedizione olandese Wilco Van Rooijen, ora ricoverato in ospedale, spiega che non è stata solo una valanga a fare strage ma anche l'inesperienza. Sembra che alcuni alpinisti che aprivano la spedizione abbiano sbagliato a collocare le corde, poi spazzate via dalla caduta di un seracco.
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