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Seis italianos são mortos na Alemanha em guerra da máfia

  Michelangelo Antonioni, diretor de "Blow Up", morto em julho
 

O Globo Online com agências internacionais

DUISBURG, Alemanha - Seis italianos foram mortos a tiros na cidade alemã de Duisburg, na madrugada desta quarta-feira, numa disputa entre grupos da máfia. O ministro do Interior da Itália, Giuliano Amato, disse que o crime parece ser o capítulo mais recente de uma antiga briga por poder envolvendo duas famílias de mafiosos da região da Calábria, sul da Itália, onde atua o grupo N'Drangheta. A polícia da cidade localizada no noroeste da Alemanha confirmou que suas investigações "apontavam para essa direção".

As vítimas tinham entre 17 e 39 anos. Os assassinatos aconteceram no centro da cidade, perto de um restaurante italiano, chamado Da Bruno. A violência do crime - foram encontradas 70 cápsulas de balas no local - e o fato de ter sido cometido fora da Itália surpreenderam investigadores.

- Em certo sentido, era um crime anunciado. O que não foi possível prever era a ação espetacular dos criminosos e a exportação da vingança para o exterior - afirmou o fiscal adjunto da Procuradoria de Reggio Calabria, Salvatore Boemi.

Agora, a polícia teme que parentes das vítimas respondam com mais violência, mantendo a tradição da máfia.

- Estamos tentando evitar que uma tragédia semelhante ocorra (na Calábria) - disse o ministro italiano do Interior em uma entrevista coletiva.

Segundo informações divulgadas pela imprensa local, as vítimas foram na noite de terça-feira ao restaurante italiano de propriedade de Giuseppe Strangio para comemorar o aniversário de um deles, Tommaso Venturi, que completava 18 anos. Além de Venturi, os outros mortos são Franco Pergola, de 22 anos; Marco Pergola, de 20; Marco Marmo, de 25; Sebastiano Strangio, de 39; e um menor cuja identidade não foi divulgada.

As vítimas, todas vindas da Calábria, pertenciam a um dos dois clãs rivais baseados na cidade de San Luca. O antigo conflito - conhecido como a "vingança de San Luca" - nasceu em 1991, e ganhou novas proporções nos últimos oito meses. No total, 15 pessoas já foram mortas.

- Esse ataque tinha por objetivo mostrar poder. Não é apenas o clã que se fortalece, mas a N'Drangheta como um todo - afirmou Alberto Cisterna, um promotor italiano envolvido no combate a grupos mafiosos. - Isso mostra uma força, uma capacidade de intimidação muito preocupante.

Investigadores da Itália, que trabalham com a polícia alemã no caso, disseram que a N'Drangheta possui uma forte presença na Alemanha. A organização criminosa é considerada a maior da Itália e, segundo dados do Ministério do Interior, já superou em poder a siciliana "Cosa Nostra" há três anos, tornando-se líder do tráfico de drogas.

A "vingança de San Luca" começou de maneira muito banal com uma guerra de ovos entre vários grupos no carnaval de 1991, mas acabou em um conflito de rua que matou duas pessoas e deixou dois feridos.

Desde então, vem se estendendo o acerto de contas, conhecido como "faida", palavra que em italiano designa uma vingança particular que era admitida pelas leis medievais.

(© O Globo)

 


Strage Duisburg, paura per la vendetta. Marmo era l'obiettivo dei killer


Davanti al ristorante della sparatoria un cartello:
Davanti al ristorante della sparatoria un cartello: "Perche'?"

Dopo la strage, la vendetta? Si respira un clima di tensione a San Luca all'indomani dell'esecuzione di sei italiani all'esterno di un ristorante di Duisburg, ultimo, sanguinoso capitolo della faida che divide i Nirta-Strangio e i Vottari-Pelle-Romeo.

I cronisti parlano di una città fantasma, con pochissima gente per le strade e una massiccia presenza di forze dell'ordine: la paura di una ritorsione, ovvero di un "terzo atto in Calabria", evocata anche dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato, è tanta.

A Duisburg è già al lavoro un qualificatissimo pool di investigatori italiani, chiamati ad aiutare i colleghi del posto nella ricerca del "gruppo di fuoco" arrivato verosimilmente dalla Calabria. La convinzione è che dietro la guerra tra famiglie ci siano gli interessi miliardari di un'organizzazione sempre più aggressiva, capace negli ultimi anni di assumere il controllo di un terzo del mercato mondiale di cocaina.

"I motivi non sono solo d'onore, ma anche e soprattutto di interessi", sottolinea il vicecapo della Polizia, Nicola Cavaliere, mentre il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, invita a non trascurare, nella lettura dell'episodio, il fatto che "siamo di fronte ad una organizzazione che ha assunto uno straordinario potere economico".

Polizia tedesca: faida mafiosa
Anche la polizia tedesca segue la pista della faida mafiosa nelle indagini sulla strage di sei italiani a Duisburg. Dopo che ieri aveva parlato di indagini "in tutte le direzioni", oggi un portavoce della polizia locale ha detto che si privilegia l'ipotesi della faida tra famiglie mafiose e ciò - ha precisato il portavoce Joerg Sommerfeld - grazie alle informazioni ricevute dai colleghi inquirenti italiani".

Il portavoce ha detto che si esaminano in particolare le immagini riprese da un'installazione video sul luogo dell' agguato. "La qualità delle immagini tuttavia non è buona e ci sono quindi difficoltà. Il lavoro è affidato a degli specialisti", ha affermato Sommerfeld.

Tra i morti il proprietario ristorante, introvabile il socio
Tra i sei morti della strage di Duisburg, c'è anche uno dei proprietari del ristorante-pizzeria, "Da Bruno", teatro del massacro. Si tratta di Sebastiano Strangio, 39 anni, da tempo in Germania. Gli investigatori in queste ore stanno cercando di rintracciare un altro socio del locale, Giuseppe Strangio, che secondo le notizie raccolte dovrebbe trovarsi in Italia da diversi giorni e quindi non era a Duisburg nella notte di Ferragosto. Le sue ricerche sono state intensificate ma finora non è stato rintracciato.

Ignote identità e provenienza dei due killer
Sull'identità e la provenienza dei killer - sembra fossero due - non si sa ancora nulla. "Ci stiamo occupando di questo e non abbiamo al momento alcun elemento concreto", ha detto Sommerfeld. Il portavoce della Polizia ha poi aggiunto che i cadaveri dei sei italiani sono sottoposti ad autopsia a Duisburg. "Solo al termine delle analisi autoptiche verrà dato il via libera all' eventuale rimpatrio delle salme, e saranno poi i familiari a decidere sulla loro sepoltura, se in Germania o in Italia". 

Marco Marmo era l'obiettivo dei killer?
Prende sempre più consistenza l'ipotesi che il vero obiettivo della strage fosse Marco Marmo, il venticinquenne che domenica scorsa, dopo aver ricevuto l'avviso orale da parte del questore di Reggio Calabria, in tutta fretta aveva lasciato la Calabria, in auto, per raggiungere Duisburg. Il giovane era considerato dal clan rivale come uno dei componenti del commando che il giorno di Natale dello scorso provocò la morte di Maria Strangio, moglie del presunto boss Giovanni Nirta, di un parente della vittima e del ferimento del fratello di Nirta e di un nipotino di 5 anni. Le altre cinque vittime di Duisburg sarebbero entrate nel mirino dei killer, partiti probabilmente dalla Calabria, solo perché si trovavano in compagnia di Marmo. Potrebbe essere il caso dei fratelli Francesco e Marco Pergola, figli di un appuntato della polizia in pensione che aveva lavorato nel commissariato di Siderno. I due giovani si trovavano in Germania da alcuni anni e lavoravano nel ristorante "Da Bruno".

Gratteri: iniziative per una risposta veloce
"Siamo al lavoro per dare una risposta veloce". Francesco Gratteri, direttore centrale della Polizia Anticrimine, oggi ha partecipato ad un vertice con la polizia giudiziaria "in cui - ha detto - abbiamo avviato le analisi per fare il punto della situazione e decidere le iniziative da intraprendere per dare una risposta veloce. Si tratta, quindi, di pianificare tutte quelle attività in più rispetto a quelle già in atto da collegare a quelle avviare nel dicembre scorso, il giorno dopo l'agguato a San Luca". "C'e la massima attenzione - ha aggiunto Gratteri - e già da ieri sono state avviate una serie di iniziative di contrasto a questa incredibile recrudescenza criminale. In ogni caso, la perfetta conoscenza da parte degli inquirenti delle strutture delle famiglie di San Luca coinvolte nella faida consente di adottare un programma d'intervento ben preciso. Vi sono elementi di conoscenza che legittimano un'aspettativa di risposta. E poi è necessario predisporre un dispositivo che in qualche modi impedisca il ripetersi di questi fatti".

Gratteri: servono modifiche profonde al codice
Secondo Gratteri a monte della difficoltà alla criminalità organizzata c'è un "problema normativo", ovvero in Italia la legislazione esistente - specie nella certezza della pena - non è sufficiente per un contrasto certo. Intervenendo questa mattina a "Radio anch'io", Gratteri ha sottolineato l'esigenza di interventi del legislatore sul codice di procedura penale: "Occorre insistere, apportando modifiche profonde". In questa maniera diventerebbe più concreta e duratura nel tempo l'azione di contrasto al crimine organizzato.

(© Rai News)

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