Ritrovato ad Asolo Renoir rubato a Roma
Un
collezionista trevigiano ha rivelato ai Carabinieri di possederlo
Asolo – Ritrovato un dipinto di
Renoir trafugato 25 anni fa a Roma: è l’Edipo Re, un olio su tela di 30
centimetri per 29, ricomparso ad Asolo.
La tela di Pierre Auguste Renoir è stata sequestrata dai carabinieri del nucleo
tutela patrimonio culturale di Venezia. Era in mano ad un collezionista
trevigiano: è stato proprio lui a segnalare ai Carabinieri di essere in possesso
di quel quadro.
Il collezionista, un architetto di
Asolo, aveva acquistato l'opera con solo 30mila sterline. Una cifretta se si
tiene conto che ora, dopo l’autentificazione degli esperti che incaricati dalle
forze dell’ordine, si parla di un’opera di un valore che si aggira sul milione
di euro.
Il quadro era stato battuto
all’asta per 85mila sterline da Sothebys’s, la nota casa d’aste londinese, nel
1981. Era stato acquistato da un collezionista di Roma. E tre anni dopo gli
venne rubato, per poi arrivare in casa dell’architetto di Asolo. Questi l’aveva
acquistato sulla fiducia, senza l’autentica.
Almeno così ha dichiarato. Tempo
fa aveva confidato a dei conoscenti che aveva visto in internet un quadro molto
simile al suo che risultava essere stato rubato.
Lui riteneva che non potesse
essere il suo.
Ora l’architetto di Asolo potrebbe finire sotto processo per ricettazione.
Eviterà il processo nel caso in cui dovesse riuscire a comprovare la sua buona
fede nell’acquisto.
Il dipinto è stato messo sotto
sequestro dopo una serie di attività investigative avviate nel 2008 con il
coordinamento del pm di Treviso Giovanni Valmassoi. Gli uomini dell’Arma hanno
ricostruito i vari passaggi di mano del dipinto, sino alla sua ricomparsa sul
mercato antiquario italiano. Determinante per ricostruire il percorso del quadro
trafugato, la collaborazione della polizia inglese e francese interessate
tramite l'Interpol.
Foto: Fapesp
Um gel nanotecnológico, fruto de anos de pesquisa de uma equipe da
Universidade de Firenze, revoluciona a técnica de restauro de obras de
arte.
Nature Materials segnala una ricerca di un gruppo di ricercatori
fiorentini in collaborazione con la Georgetown University di Washington DC
Un gel nanotecnologico, un prodotto innovativo che permette la pulitura
selettiva di patine di degrado dai dipinti o da porzioni di dipinti senza
danneggiarli, grazie a peculiari proprietà viscoelastiche che eliminano in modo
quasi totale gli usuali inconvenienti legati alla rimozione dell'agente di
pulitura. E' il frutto di anni di studio di un'équipe costituita da ricercatori
del Dipartimento di Chimica dell'Università di Firenze e del Consorzio
Interuniversitario per lo Sviluppo dei Sistemi a Grande Interfase (CSGI) - che
ha sede nel capoluogo toscano - impegnati nell'applicazione delle nanoscienze e
della nanotecnologia alla conservazione delle opere d'arte.
La ricerca, coordinata da Luigi Dei, responsabile del laboratorio
‘Nanomateriali e beni culturali' del Dipartimento di Chimica, e da Piero
Baglioni, Direttore del Consorzio CSGI e realizzato in collaborazione con
Richard G. Weiss del Dipartimento di Chimica della Georgetown University di
Washington DC, è stato pubblicato il 30 aprile scorso sulla rivista
Langmuir della
American Chemical Society.
Lo studio ha ricevuto l'attenzione della rivista Nature Materials che lo ha
recensito nella rubrica Research Highlights del volume di Giugno 2009.
Nel gel, a base acquosa, grazie alla presenza di domini nanostrutturati in
cui l'acqua e solventi a differente grado di polarità restano "intrappolati" in
sistemi supramolecolari costituiti da un polimero (il poli-vinil-alcol) e da un
agente di cross-linking (l'anione borato), si realizzano interazioni
intermolecolari tali da conferire al sistema un modulo di elasticità (storage
modulus) ben superiore a quello di dissipazione (loss modulus), rendendo il gel
particolarmente efficace. I ricercatori sono riusciti nell'obiettivo di caricare
il gel con opportuni solventi organici, mantenendo inalterate le eccezionali
proprietà viscoelastiche e al contempo incrementandone il potere solubilizzante
nei confronti delle sostanze estranee all'opera d'arte che sono normalmente da
rimuovere durante le operazioni di restauro.
Lo studio è scaturito dal lavoro di una tesi di dottorato di ricerca in
Scienza per la Conservazione dei Beni Culturali (realizzata da Scilla Grassi) e
di due tesi di laurea specialistica in Scienze per i Beni Culturali (di Manuela
Cossalter ed Irene Natali). Gli altri co-autori sono Gabriella Caminati,
ricercatrice al Dipartimento di Chimica, ed Emiliano Carretti, contrattista al
Consorzio CSGI.
"La ricerca più avanzata nel campo della scienza dei materiali - ha affermato
Luigi Dei - è in grado di dotare il mondo della conservazione e del restauro di
strumenti e tecniche assolutamente innovativi, a basso impatto ambientale e in
grado di minimizzare possibili effetti collaterali associati all'intervento
conservativo".
(©
Oriundi)