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Silvio Berlusconi assume cargo de primeiro ministro da Itália

As novas ministras italianas de Silvio Berluscuni (da esquerda para a direita): Giorgia Meloni (Políticas para a Juventude), Maria Stella Gelmini (Educação), Mara Carfagna (Igualdade de Oportunidades) e Stefania Prestigiacomo (Ambiente)
 

Roma - O novo primeiro-ministro italiano, o conservador Silvio Berlusconi, e os ministros que integram seu Gabinete juraram hoje seus cargos diante do presidente do país, Giorgio Napolitano, 25 dias após as eleições gerais de 13 e 14 de abril.

Berlusconi, de 71 anos, foi o primeiro a prestar juramento de fidelidade à Constituição, seguido por nove ministros sem pasta, liderados pelo de Relações com o Parlamento, Elio Vito, e o de Reformas, Umberto Bossi, líder da Liga Norte.

Depois foi a vez dos 12 ministros com pasta, começando pelo de Relações Exteriores, Franco Frattini.

Após o juramento do Governo, o próximo passo será receber, na próxima semana, o voto de confiança da Câmara dos Deputados e do Senado, que se dá por certo, já que a coalizão conservadora formada por Povo da Liberdade, Liga Norte e Movimento pela Autonomia obteve a maioria absoluta nas duas Câmaras.

O quarto Governo de Berlusconi se apresentará perante a Câmara dos Deputados na terça-feira e, no dia seguinte, será emitido o voto de.

Imediatamente depois ele se apresentará perante o Senado, que votará a confiança na quinta-feira.

Com plenos poderes, Berlusconi anunciou que o primeiro conselho de ministros será realizado em Nápoles, como prometeu durante a campanha eleitoral para simbolizar o apoio do Executivo à região de Campânia para acabar com a crise dos lixos, dos quais restam 30 mil toneladas jogadas pelas ruas.

O quarto Executivo de Berlusconi é formado por 21 ministros, sendo quatro mulheres, todos membros dos partidos que integram a coalizão conservadora que venceu o pleito de abril.

Desses 21 ministérios, doze são com pasta e nove sem pasta. Doze ministros pertencem ao Forza Itália (o partido de Berlusconi), quatro ao direitista Aliança Nacional, outros quatro à Liga Norte, o partido federalista com viés racista e o restante a um pequeno grupo democrata-cristão aliado.

Forza Itália e Aliança Nacional se apresentaram às eleições sob a coalizão Povo da Liberdade (PDL) e está previsto que no final do ano tornem-se um único partido, que manterá esse nome.

A Liga Norte, o aliado das últimas legislaturas, rejeitou se unir ao PDL, mas continuarão coligados.

Durante o juramento, alguns ministros mostraram emoção e nervosismo. O responsável pela pasta de Defesa, Ignazio La Russa, se esqueceu de assinar a ata de nomeação após ler o juramento e precisou ser lembrado disso.

Convencido de que tinha assinado, estendeu a mão a Berlusconi, que não a apertou até que assinou o documento.

O ministro de Reformas, Umberto Bossi, que sempre foi duro em seus comentários sobre o Estado, além de jurar "ser fiel à República e de observar lealmente a Constituição", concluiu com um "muito obrigado, presidente", dirigindo-se a Napolitano.

Após a cerimônia de juramento, Berlusconi se dirigirá ao Palácio Chigi, sede da Presidência do Governo, onde lhe espera Romano Prodi para a transferência de poderes.

Quando Prodi tiver abandonado o Palácio Chigi, Berlusconi presidirá seu primeiro conselho de ministros, no qual será nomeado o subsecretário da Presidência do Governo e os vice-ministros.

(© UOL Últimas Notícias)


La cerimonia al Quirinale: giurano 21 ministri. Le signore in pantalone
La Lega rompe la consegna della cravatta verde. L'esordio del Guardasigilli Alfano

Ore 17, nasce il Berlusconi IV
batticuore, baciamano e mini-gaffe

Bossi show nei saloni del Colle: "80% Iva e 15% Irpef alle Regioni"
Il premier evita la foto con ministre. Brunetta a Napolitano: "Bravo suo figlio"

di CLAUDIA FUSANI


ROMA - Alle 18 e 19 minuti è tutto finito. O appena cominciato. Dipende da dove si vuol vedere la cosa. E' il momento in cui Romano Prodi consegna, nella Sala dei Galeoni, la campanella del Consiglio dei ministri a Silvio Berlusconi che convoca la prima riunione del suo quarto governo. Due minuti dopo Prodi lascia Palazzo Chigi con la moglie Flavia, saluti Professore, questa volta sembra un addio. Il nuovo esecutivo, ventuno ministri, prende posto intorno al grande tavolo della Sala del Consiglio al primo piano del palazzo. Il Berlusconi quater comincia così, in una giornata calda, attraversata da un leggero ponentino, assaggio di estate, piazza Colonna zeppa di curiosi e di ragazzi in gita scolastica testimoni inconsapevoli di una piccola pagina di storia.

La formula: "Giuro di essere fedele alla Repubblica...". Era cominciato alle diciassette in punto quando Berlusconi, abito grigio scuro, camicia azzurra e cravatta blu, solca con dieci passi il salone delle Feste del Quirinale, si ferma in piedi davanti al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al Segretario generale Donato Marra e al Consigliere militare Rolando Mosca Moschin e recita la formula di rito che il cerimoniale ha consegnato a tutti i ministri. Il Cavaliere la pronuncia in un fiato: "Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservare lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare la mie funzioni nell'interesse esclusivo della nazione". Stringe la mano di Napolitano, firma il registro ed è il nuovo premier.
Formula di rito, si dirà. Ma se si prendono quelle parole una per una e le si pesano per il loro significato, fanno tremare la voce ed emozionano.

Il Salone delle Feste, due anni dopo. Come allora - era il 9 giugno 2001 - la sala del giuramento è un trionfo di lampadari di cristallo, specchi e arazzi. Da una parte la muraglia umana di giornalisti e fotografi, dall'altra due file di sedie dorate, undici nella prima fila, dieci nella seconda. Gianni Letta, che sarà subito dopo nominato Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, resta in un angolo con Paolo Bonaiuti, anche lui Sottosegretario con delega all'editoria. Esattamente come due anni fa, come se nulla fosse successo. "Riprendiamo il nostro lavoro dopo questa interruzione..." ripete Berlusconi.

Sobria eleganza. La cerimonia è un rito antico ma mai stanco. Il premier deve aver dato ordini precisi: le signore per favore in pantaloni, evitare mises sgargianti, anche per i signori, e comportamenti sopra le righe. Passi per il ministro Alfano che in abito scuro, vero signore siciliano, prima del giuramento si produce in affabili baciamano alle signore. La Lega rompe la consegna dei simboli verdi. Ognuno è vestito come crede. "Mi sono messo anche i calzini" fa sapere Calderoli l'unico dei quattro giuranti leghisti con la cravatta verde padania, a dir la verità leggermente lisa intorno al nodo. Anche il neo ministro della Semplificazione, chi ci ha abituato a tenute curiose dai jeans scolariti ai pedalini bianchi, si è piegato alla consegna dell'abito scuro, scarpa compresa. Bossi indossa invece un abito più chiaro con una cravatta a pied-de-poule verde-marrone. Luca Zaia ce l'ha scura e Maroni regimental, entrambi però fanno intravedere la pochette verde. Almeno quella.

Il pizzetto di La Russa. Le signore sono tutte in tailleur pantaloni, Carfagna compresa. Disobbedisce Ignazio La Russa: va a giurare per dodicesimo, recita la formula, stringe la mano a Napolitano, subito dopo la allunga a Berlusconi che però resta sulle sue, braccia conserte. Il ministro della Difesa, abito scuro e camicia bianca ha smesso gli occhiali optical e francamente non capisce perché, dove ha sbagliato. Il premier fa un cenno eloquente che riguarda il mento... Mannaggia, il pizzetto naso-bocca. "Eppure l'ho tagliato il più possibile...", Non importa, niente stretta di mano.

Dopo Berlusconi tocca a Umberto Bossi: si è sistemato i capelli, arriva al tavolo, firma e poi gli scappa una padanata: stringe la mano a Napoletano ma batte il "cinque" al premier. Va bene così con l'Umberto, quel "cinque" è seguito da un lungo sorriso: caro mio ci risiamo, eccoci qui un'altra volta e speriamo che questa volta, proprio tu, non tiri brutti scherzi. Poi Fitto, Mara Carfagna con tacco stratosferico e tailluer celeste polvere, Andrea Ronchi che si fa il segno della croce quando lo chiamano ed l'unico che si gira verso i fotografi mentre torna al suo posto. Brunetta indugia in un'affettuosa e prolungata stretta di mano con Napolitano che saluta il nuovo ministro: "Professore...". E lui: "Suo figlio è bravissimo...". Poi Rotondi che mentre va alla scrittoio ancora non ci crede. Giorgia Meloni, la più giovane della squadra con i suoi 31 anni, è la più brava: "Giuro di essere fedele alla Repubblica...". Tira fuori un vocione forte, solido, perentorio che quasi stona con il viso dolce del ministro delle Politiche Giovanili: "Faccio sempre così quando sono emozionata... camuffo. Si vede che oggi ci sono riuscita meglio che altre volte". Franco Frattini, il più esperto, s'impappina un attimo, all'inizio, cade su "Repubblica" che intreccia a "osservare". Maroni insiste sulla parola "lealmente". Scajola dice "Italia" invece di "nazione", Sacconi l'ha già fatto un paio di volte, la Gelmini, il nuovo ministro dell'Istruzione, invece no ed è perfetta, dalla piega dei capelli alla piega dei pantaloni al tacco che appena si intravede fino al timbro di voce. Anche nel leggero ondeggiare sui tacchi, molto femminile.

Berlusconi:"Foto? No grazie". Alle 17 e 40 è tutto finito, aperitivo nel Salone degli Specchi, prosecco ("procaldo" scherza Calderoni) e tartine ("c'è stato un taglio") . Berlusconi fa no col dito ai fotografi che lo vogliono in mezzo alle ministre. Meglio non dare sponda alle malelingue. Meglio tenere le distanze. E nella foto di famiglia del Berlusconi IV mette Napolitano - che per non sbagliare indossa una sgargiante cravatta rossa - tra sé e Mara Carfagna. Prestigiacomo e Brunetta si mettono in posa uno accanto all'altro e giocano con le rispettive altezze.

Bossi e la ricetta per il federalismo fiscale. Ora comincia il lavoro. Lasciando il Quirinale, lungo i corridoi, c'è tempo per i primi propositi. Bossi si lancia in un vero e proprio show tra propositi di federalismo fiscale ("bisogna lasciare alle Regioni l'80 dell'Iva e il 15% dell'Irpef, a piccoli passi ma lo faremo altrimenti vengo tutti i giorni qui a litigare") e commenti tecnici sulla partita Padania-Tibet: "Io volevo mettere in campi i bambini, c'è troppa differenza con i tibetani...". I custodi delle sale fanno fatica a spingerlo fuori, "ministro, è tardi...). Renato Brunetta, titolare della Pubblica amministrazione, detta la linea: "Premiati i migliori, fuori i fannulloni". Sacconi promette "la detassazione degli straordinari" e "il lavoro femminile", si comincia da qua. Maroni "misure urgenti sulla sicurezza" e già dalla prossima settimana i ministri coinvolti studieranno le prime misure: "Dobbiamo, possiamo, vogliamo ricostruire il senso di sicurezza delle persone". Calderoni annuncia una sforbiciata di "49.900 leggi" su circa 120 mila. Forse scherza o forse no. Scajola, ministro dello Sviluppo economico con delega al Commercio estero e alle Comunicazioni, un ritorno alla grande, promette "la lotta al caro prezzi intervenendo nei vari passaggi della formazione del prezzo".

Il premier: "C'è molto da lavorare". Il primo Consiglio dei ministri operativo sarà a Napoli tra due settimane. Mercoledì e giovedì la fiducia. "Ora c'è molto da lavorare" taglia corto il premier lasciando Palazzo Chigi. Fine settimana dedicato ai viceministri, la battaglia delle rivendicazioni procede sottotraccia. Il ministro Meloni lascia il palazzo a piedi. "Ministro, che fa va via a piedi?" le grida un fan. "E che devo fare, prendere il cavallo?". Basso profilo e poca voglia di scherzare. Al di là dei sorrisi e delle emozioni, è il senso profondo di questa giornata.

(© La Repubblica)

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