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Itália revela na Internet declarações de renda de 40
milhões de contribuintes |
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Vincenzo Visco
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De Ian Fisher Em Roma, Itália
A atitude de muitos italianos em relação aos impostos é a seguinte: por que eu deveria pagar se ninguém mais paga? A sonegação é tão comum que os locadores de imóveis freqüentemente exigem dois contratos: um privado, com a quantia real esperada, e o outro com valores bem menores, que é submetido às autoridades. Ambos, desconcertantemente, são examinados pelos advogados.
Mas nesta semana, durante algumas horas, tudo ficou exposto devido a uma aspereza tecnológica com a qual os italianos não estão acostumados. O governo de centro-esquerda do primeiro-ministro de Romano Prodi, que está de saída, publicou na última quarta-feira, na Internet, as declarações de renda de todos os 40 milhões de italianos que pagaram impostos em 2005.
O site ficou instantaneamente congestionado, a ponto de poucos terem podido de fato ver os dados. Mas material suficiente vazou, e as pessoas espionaram tanto os vizinhos quanto os milionários. Segundo certos relatos, o estilista Giorgio Armani foi quem mais pagou: 19 milhões de euros (US$ 29 milhões) sobre uma renda de 44 milhões de euros (US$ 68 milhões).
Alguns grupos elogiaram o site como sendo um raro exercício de transparência. Mas muitos mais mostraram-se indignados, e o site foi fechado poucas horas depois de ter surgido.
"Isso é uma loucura", disse Beppe Grillo, um comediante cujas piadas contra o governo revelaram-se financeiramente lucrativas. Grillo, cuja declaração estava entre as publicadas, disse à agência de notícias "Ansa" que o governo "forneceu aos criminosos informações como a renda e o endereço dos contribuintes".
"Isto fará com que pagar impostos se torne muito perigoso", alertou Grillo. "O contribuinte achará muito mais seguro e menos arriscado simplesmente sonegar impostos e pagar a multa caso seja pego pela receita. Essa decisão foi tomada por imbecis".
Vincenzo Visco, o ministro das Finanças, disse que a iniciativa foi parte de um esforço do governo no sentido de combater a sonegação de impostos. Segundo ele, o site deveria estar disponível para a população em janeiro, mas a sua inauguração foi adiada devido às eleições, vencidas no mês passado por Silvio Berlusconi, que já foi primeiro-ministro duas vezes.
"Tudo o que fiz foi seguir a lei", justificou-se Visco.
Durante os seus dois anos no poder, Prodi ajudou a aliviar a crítica situação financeira da Itália ao fazer com que os contribuintes obedecessem mais às leis tributárias. Nesta semana ele foi oficialmente substituído por Berlusconi, que certa vez disse que entende por que os italianos sonegam os impostos, tendo em vista o pouco que recebem em troca em termos de serviços. Mas, ao fazer campanha para um terceiro mandato, Berlusconi frisou que ele também combaterá a sonegação.
Embora o site oficial tenha sido extinto, ele continua de certa forma vivo. Jornais italianos anunciaram nesta quinta-feira (1º de maio) que o site foi copiado - e colocado no ar - como material para matar a curiosidade e ainda como indicador do próximo estágio do combate à sonegação fiscal na Itália.
Tradução: UOL
(©
UOL Mídia Global/The NYT)
Visco non fa mea culpa: "Per me è un fatto di civiltà"ROMA - Vincenzo Visco esce dalla scena politica italiana con una mossa a sorpresa che lui definisce "un fatto normalissimo di trasparenza e di democrazia", "un semplice atto amministrativo per applicare la normativa vigente". Eppure bastano poche ore perché quell'atto, all'apparenza così formale e innocuo, scateni una bufera politica devastante che investe il suo ministero costringendolo a una repentina marcia indietro. E rafforzando tra i suoi avversari la rappresentazione caricaturale che gli hanno sempre cucito addosso: prima Dracula assetato di tasse, ora Grande Fratello orwelliano che squaderna salari, stipendi e pensioni di tutti gli italiani, nessuno escluso, come fossero panni stesi.
Poco prima che montasse la polemica, il viceministro uscente dell'Economia ci aveva anche scherzato su. "Abbiamo reso accessibili i redditi di tutti i contribuenti? E allora? È la cosa più normale di questo mondo, c'è dappertutto, basta vedere qualsiasi telefilm americano per rendersene conto". Lo raggiungiamo al telefono quando l'Agenzia delle entrate, su sollecitazione del Garante della privacy, ha già chiuso precipitosamente i contatti sul web.
Adesso non mi dica che non si aspettava questa bufera. "Senta, che vuole che le dica, non c'è molto da capire in questa storia. L'Agenzia delle entrate ha semplicemente applicato con un atto amministrativo una legge esistente, che prevede il trasferimento dei dati sui redditi dall'Agenzia ai Comuni e permette l'accesso di chiunque agli elenchi comunali".
Già, ma una cosa è la possibilità di recarsi al proprio Comune, farsi identificare e consultare un elenco senza portarselo a casa, e un'altra è cliccare su una banca dati nazionale permanentemente disponibile sul sito dell'Agenzia delle Entrate. Non è una bella differenza?
"Francamente, il fatto che oggi con il progresso tecnico abbiamo sostituito gli elenchi cartacei con Internet non mi sembra sposti molto la questione, che è e rimane quella di garantire la massima trasparenza". E tuttavia il Garante della privacy vi ha bloccato.
Perché? "Sentite quello che ha da dire l'Agenzia delle entrate. C'erano state a suo tempo due delibere del Garante che davano via libera a questa operazione. Adesso invece si tira fuori il problema della privacy. Ma qui si applica la privacy a sproposito. Poter conoscere le dichiarazioni dei redditi dei contribuenti è un fatto di civiltà riconosciuto dalla legge italiana fin dal 1973".
In quelle delibere il garante dice che non c'è incompatibilità tra la protezione dei dati personali e la divulgazione di dati "per finalità di interesse pubblico o della collettività". "Appunto, e noi abbiamo garantito proprio questo interesse pubblico".
Ma quale interesse pubblico c'è nell'andare a vedere su Internet quanto dichiara al fisco il proprio vicino di casa? "Senta, il principio della trasparenza è previsto dalla legge italiana. E poi, se c'è qualcuno che deve preoccuparsi è chi non dichiara affatto il proprio reddito, non chi lo dichiara fedelmente".
Non le sembra un'istigazione all'invidia sociale o al rancore personale consentire di sapere quanto guadagna il proprio collega di lavoro? Ha mai visto un'azienda che si mette a pubblicare quanto dà ai propri dipendenti? Si è mai chiesto perché non lo fa? "Ma noi rendiamo pubbliche le intere dichiarazioni dei redditi, non i singoli stipendi".
Beh, per la stragrande maggioranza dei dipendenti, è la stessa cosa. "Guardi, non è certo un viceministro della Repubblica che decide di cambiare un principio riconosciuto per legge. E poi trovo che quel principio sia giusto".
E non le viene qualche dubbio vedendo che nessuno dei grandi paesi europei lo applica? Che tutti mantengono un grandissimo riserbo su nomi, cognomi e redditi dei contribuenti? "Non è vero, che io sappia questo accade da tutte le parti del mondo. Il problema non è se ma come rendere pubblici gli elenchi".
Elenchi che suonano alla fine come una lista di proscrizione, che tra l'altro non serve a nulla sul fronte sulla lotta all'evasione. "Ma quale lista di proscrizione, in quegli elenchi ci sono tutti quanti i contribuenti italiani".
Il che non fa certo piacere a chi sa di poter essere spiato dal proprio vicino, dalla propria ditta concorrente o magari da criminali in cerca di malaffari. Una lista tanto spiacevole che lei stesso ha pensato bene di rinviarne l'accesso al dopo-elezioni. "Sì, non lo nego, l'accesso ai dati era già pronto per gennaio, ma per evitare polemiche in campagna elettorale, ho chiesto di avviarlo più tardi. Ma, ripeto, il principio andava applicato".
Lei continua ad aggrapparsi a un principio giuridico, ma la questione qui è di responsabilità politica. Lo sa, vero, che questa sua mossa verrà letta da molti come "l'ultima vendetta di Dracula"? "Hanno già cominciato a dirlo. E lo diranno ancora, lo so. Ma che devo fare? È la solita montatura di chi ha sempre avversato la lotta all'evasione che ho perseguito in questi anni".
E non pensa che proprio quest'ultima mossa finirà in parte per offuscare il forte impegno che molti gli hanno riconosciuto contro gli evasori? "Non credo".
Prima di decidere, almeno, non potevate raccordarvi meglio con il Garante della privacy? "Lo abbiamo fatto, e abbiamo ottenuto il via libera. Forse qualcosa non ha funzionato per il verso giusto".
Forse. "Di più non so".
(©
La Repubblica) | | | |
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