O estilista italiano Gianfranco Ferré, morreu neste domingo aos 62 anos
em um hospital de Milão, no norte da Itália.
Ele tinha sido internado na sexta-feira devido a um derrame
cerebral. Os médicos do hospital San Raffaele confirmaram a morte de Ferré às
21h.
Ferré tinha diabetes e já tinha sofrido dois derrames, o
primeiro em 2003, segundo a imprensa italiana.
O estilista era conhecido por suas formas
definidas, os ternos femininos bem cortados e foi o diretor artístico na
Christian Dior em Paris entre 1989 e 1997.
Sua própria grife ficou conhecida com criações mais
práticas e funcionais do que as da Dior.
Ferré deveria apresentar sua coleção masculina de
primavera-verão 2008 no dia 24 de junho em Milão.
Formado em arquitetura, Ferré começou a criar para moda na
década de 70, iniciando com a criação de acessórios antes de lançar sua própria
marca, a Baila.
O estilista ganhou várias vezes um dos mais importantes
prêmios de moda da Itália, o "L'Occhio d'Oro".
(©
BBC Brasil)
LA MODA PERDE L'ARCHITETTO FERRE'
MILANO - I
funerali di Gianfranco Ferré si terranno domani alle 14.30 con inizio dalla
Basilica San Magno di Legnano (Milano). La tumulazione avverrà poi nel cimitero
Monumentale di Legnano, città natale dello stilista, dove sono già sepolti il
padre e la madre. L'avviso dei funerali è apposto all'ingresso della villa di
Ferré a Legnano, in via Edmondo de Amicis, al cui interno è stata allestita la
camera ardente. Lo stilista, morto ieri all'ospedale San Raffaele di Milano, è
stato trasportato in nottata nella sua dimora di Legnano, dove faceva ritorno
quasi ogni sera, dopo il lavoro a Milano. Ferré, elegante come sempre, riposa in
un salottino adiacente al suo studio privato.
Da questa mattina è una processione ininterrotta di parenti e amici che vengono
a dargli l'estremo saluto: suo fratello Alberto e sua cognata, il medico
curante, amico di una vita, Francesco Saracini, ma anche il presidente di It
Holding, Tonino Perna. A fare da padrona di casa, la cugina Rita Airaghi, al suo
fianco nel lavoro e nella vita da sempre, che ha spiegato che la famiglia non
gradisce fiori ma offerte, che verranno devolute alla fondazione per la ricerca
dell'ospedale San Raffaele di Milano, dove lo stilista è stato curato fino
all'ultimo.
Con la morte di Gianfranco Ferré, il mondo della moda perde il suo 'architetto'.
Lo stilista veniva chiamato così non solo perché si era laureato nel 1969 al
Politecnico di Milano, ma anche per lo stile rigoroso, affine al design, che
contraddistingueva la sua creatività. Nato a Legnano (Milano) nel 1944 da una
famiglia di piccoli industriali, era orgoglioso delle sue origini. Aveva mosso i
primi passi nella moda collaborando, all'inizio degli anni 70, con Walter
Albini, per il quale creava cinture e bijoux. Dagli accessori era passato
all'abbigliamento, disegnando per l'azienda di impermeabili Sangiorgio, di
Genova. Risalgono a quel periodo i legami con due persone importanti per la sua
vita: Rita Airaghi, una cugina che lasciò l'insegnamento per diventare il suo
alter ego, e Franco Mattioli, imprenditore bolognese dell'abbigliamento che fu
il suo socio per 25 anni, dal 1974 al 1999, fino a una drastica rottura.
Dal sodalizio con Mattioli, nel 1978 nacque la Gianfranco Ferré spa e la prima
collezione di pret-à-porter femminile, che esordì sfilando al Principe di Savoia
di Milano, e segnando l'inizio della carriera internazionale di Ferré. Una
carriera coronata, nel 1989, dalla direzione artistica della maison Christian
Dior. Il fatto che Bernard Arnault avesse scelto un italiano come successore di
Marc Bohan, non fu preso bene dai francesi. Ma Ferré, sin dalla prima
collezione, conquistò tutti, usando magistralmente quella sua visione grandiosa
e strutturata e insieme semplice e rigorosa della moda. Nel 1986 'il Gran
Lombardo' aveva anche debuttato sulle passerelle dell'alta moda italiana a Roma,
confermando la sua attitudine a 'costruire' per la bellezza femminile sempre
qualcosa di regale e di sontuoso, ma in senso moderno.
Chiusa dopo 8 anni l'esperienza da Dior, l'architetto si concentrò nuovamente e
totalmente sulla sua griffe e nel 1998 spostò il suo quartier generale nell'ex
Gondrand in via Pontaccio. Intanto l'azienda si era sviluppata, erano nate le
collezioni maschili, erano state create altre etichette. Alla fine degli Anni 90
il gruppo gestiva otto linee di abbigliamento e accessori, anche grazie a
partner industriali come Marzotto e Itierre. Ma i risultati economici della
società Ferré, proprio in quegli anni, davano serie preoccupazioni. La moda era
cambiata, sembrava dominata da uno stile approssimativo, diverso da quei suoi
abiti 'progettati'. Tuttavia, sulla bravura dell'architetto erano in molti a
voler investire. Nel 2002 fu la It Holding (gruppo che detiene anche Itierre) di
Tonino Perna, ad acquisire il 90% dell'azienda Ferré, lasciando allo stilista il
10% delle azioni, la carica di presidente e il ruolo di direttore artistico.
Iniziò la ristrutturazione, e non fu un periodo facile, ma Ferré continuò a
mettere tutto se stesso nel nuovo progetto che portava il suo nome. Colto e
raffinato, lo scorso marzo era stato scelto come presidente dell'Accademia di
Belle Arti di Brera.
Quando Gianfranco Ferré, con la sua poderosa mole, compariva in passerella erano
sempre applausi scroscianti: un gigante della moda, in tutti i sensi, molto
snob, capace di giudizi taglienti, ma anche di improvvise emozioni, un artista
che dava importanza alla ricerca, al taglio, alla costruzione, all' uso dei
tessuti e alla lavorazione. Di lui resterà indelebile anche il ricordo della
'camicia bianca', capo emblematico che ha sempre caratterizzato le sue
collezioni, rubato al rigoroso guardaroba maschile e regalato all'opulenza
dell'eleganza femminile. Ma rimarranno indimenticabili anche certi bustier,
certi grandi abiti dove materiali come l'osso e la rafia perdevano qualsiasi
connotato etnico-folcloristico. E come non citare il cortissimo vestito a
collana di corallo, con effetto mozzafiato sul corpo di Naomi Campbell. Una
grande moda, quella di Ferré, che presupponeva sempre una donna dalla grande
personalità, senza false modestie. Come non era modesto neppure lui. Lo scorso
gennaio, alla sfilata della collezione uomo, era uscito in passerella sotto la
scritta "Je ne sarais jamais personne, mais personne ne sera jamais comme moi"
(un aforisma attribuito anche a Jim Morrison) che ora suona un po' come il suo
epitaffio: "Io non sarò mai nessuno, ma nessuno sarà mai come me".
(©
Ansa.it) |