Bilionário francês venceu a fundação
Guggenheim após briga político-econômica por cobiçado
imóvel do século 17
Disputa dos dois gigantes da arte pelo espaço, na
entrada do Grande Canal, foi chamada pela imprensa de "a
batalha de Veneza"
ALAN RIDING
DO "NEW YORK TIMES", EM PARIS
Depois de uma batalha que envolveu dinheiro, arte e
política, o bilionário francês François Pinault superou
a Solomon R. Guggenheim Foundation e foi escolhido para
transformar a Punta della Dogana, armazém da alfândega
fora de uso e um dos mais cobiçados imóveis de Veneza,
na entrada do Grande Canal, em um novo museu de arte
contemporânea.
Pinault, o mais rico dos colecionadores de arte da
França, cujo império de negócios inclui a casa de
leilões Christie's, as grifes de luxo Gucci e Yves Saint
Laurent e três cadeias de lojas de departamento e mídia,
prometeu que a maior parte de sua coleção integraria o
acervo do edifício do século 17.
O armazém será renovado e transformado em museu pelo
arquiteto japonês Tadao Ando, ao custo estimado em US$
26 milhões. O plano é que esteja pronto em 2009. A
decisão de oferecer a Pinault uma concessão de 30 anos
sobre o espaço foi anunciada por Luigi Bassetto, diretor
da Fundação do Patrimônio Histórico de Veneza.
"A proposta da Fundação Guggenheim não especificava
que obras estariam permanentemente em exposição no
museu", disse Basseto, segundo a agência France Presse.
"Esse era um dos requisitos estabelecidos no edital de
licitação. Assim, o comitê concluiu que a fundação se
havia excluído".
Philip Rylands, diretor da Peggy Guggenheim
Collection em Veneza, disse que os termos da
concorrência haviam sido alterados durante o processo,
"de modo que a visão para o Punta della Dogana mudou de
um centro dinâmico de arte contemporânea para um museu
estático de arte moderna".
A Guggenheim Foundation, que opera a Peggy Guggenheim
Collection desde 1980, interessou-se pelo armazém de
Punta della Dogana no final dos anos 90, mas não teria
obtido os fundos necessários para transformar o local.
Uma feroz competição pelo espaço começou depois que
Pinault, 70, adquiriu o Palazzo Grassi, uma construção
do século 18, também no Grande Canal, em 2005.
Fatores políticos se fizeram sentir, com o prefeito
de Veneza, Massimo Cacciari, de centro-esquerda,
apoiando a candidatura de Pinault, enquanto o
conservador Giancarlo Galan, presidente da região do
Vêneto, apoiava a Guggenheim.
A fundação, que já opera instituições em Berlim, Las
Vegas e Bilbao, ressaltava sua experiência em gestão de
museus, sua coleção e sua longa presença em Veneza. A
proposta de Pinault girava em torno da força das mais de
2.000 obras de sua coleção de arte contemporânea e de
sua capacidade de bancar sem ajuda os custos de
adaptação e operação do novo museu.
Depois de vencer o que o "Figaro" chamou de "a
batalha de Veneza", Pinault anunciou que espera
trabalhar em contato com outras instituições de arte.
ACERVO INCLUI NOMES COMO POLLOCK E
JUDD
O acervo de François Pinault que servirá
de base para o novo museu em Veneza é invejável. Entre
as obras da coleção, destacam-se trabalhos de artistas
agora históricos, como Pollock, De Kooning, Rothko e
Donald Judd, além de grandes nomes contemporâneos, como
Cy Twombly, Damien Hirst e Jeff Koons.
Colaborou ELISABETTA POVOLEDO, de
Milão
Tradução de PAULO MIGLIACCI
(©
Folha de S. Paulo)
Venezia. Punta alla Dogana, il nuovo polo museale
d'arte contemporanea
Il "patron" di Palazzo Grassi, François Pinault è
stato scelto per la gestione del nuovo museo d'arte
contemporanea veneziano
di Carlotta Degl'Innocenti
In
meno di un anno, la Commissione del Comune di Venezia
ha fornito i risultati del bando per la concessione
degli spazi di Punta alla Dogana da adibire a polo
museale di arte contemporanea, a Venezia. Dopo uno
scontro, protattosi fino all’ultimo minuto, tra il
patron di Palazzo Grassi, François Pinault, il
preferito di Massimo Cacciari, e la Fondazione
Guggenheim che si è presentata insieme alla Regione
Veneto e alla società promotrice di eventi culturali
Munus di Alberto Rigotti, il 5 aprile 2007, la
Commissione presieduta dal segretario generale del
Comune Enrico Zola, ha stabilito che le
negoziazioni proseguiranno con Palazzo Grassi Spa. Il
sindaco di Venezia Massimo Cacciari ha dichiarato “di
condividere in toto il giudizio della Commissione” e che
“la Fondazione Guggenheim ha rinviato a una fase
successiva la scelta delle opere da destinare alla
dotazione permanente, cioè alla eventuale assegnazione a
essa del complesso (‘prima vinco, poi concordo che opere
mettere’) e ha reso impossibile alla Commissione la
valutazione dell’offerta.”
Il Comune di Venezia nel mese di giugno del 2006
aveva indetto un bando per la selezione di un partner
finalizzato alla attivazione di un Centro d'arte
contemporanea nel complesso di Punta della Dogana,
attraverso il quale la Serenissima mirava ad ampliare
l’offerta culturale già da anni indirizzata alle
tendenze del Contemporaneo. Dopo l’autorizzazione alla
sub-concessione del complesso di Punta della Dogana da
parte dell’Agenzia del Demanio, il comune di Venezia si
era impegnato ad individuare con una gara pubblica, il
partner più consono alla gestione degli spazi. La
Relazione progettuale dei Musei Civici Veneziani al
termine di un adeguato studio stabilì una serie di
criteri e condizioni d’utilizzo di Punta alla dogana,
luogo meravigliosamente strategico ed esteticamente
unico: il bene pubblico “Punta della Dogana” deve essere
restaurato, conservato e valorizzato sia sotto il
profilo patrimoniale, artistico e storico sia
d’immagine. L’obiettivo è creare un osservatorio sulla
storia e sul futuro con un polo di contemporaneità
artistica ed istituire un centro con opere stabili ed
un’attività espositiva continua. Un totale di 2550 mq
di spazi disponibili e 900 mq di spazi di collegamento e
di servizio. La particolare posizione faciliterà
l’accesso del pubblico grazie agli approdi esistenti sia
sul versante del Canale della Giudecca sia del Canal
Grande.
Ambedue le società, Palazzo Grassi spa e Fondazione
Guggenheim, si erano impegnate a sostenere l'onere
finanziario della ristrutturazione valutata intorno ai
20-30 milioni di euro. Per l’assegnazione del progetto,
il Comune di Venezia aveva nominato una Commissione alla
quale il sindaco Massimo Cacciari propose di affiancare
un Comitato di esperti presieduto da Achille Bonito
Oliva, docente di Storia dell'Arte contemporanea
alla Facoltà di Architettura dell'Università 'La
Sapienza'. Una scelta ardua e piuttosto soggettiva per
cui la commissione doveva valutare la qualità della
collezione d'arte che il proponente mette a disposizione
del Centro, il valore dell'architetto al quale viene
affidato il progetto di restauro ed il progetto
complessivo che vede il Centro interagire con le grandi
realtà culturali di Venezia. Pinault si affida
all’architetto giapponese Tadao Ando ed il
Guggenheim a Zaha Hadid, originaria di Baghdad
che vive a Londra.
Quanto
Tadao Ando è maestro del minimalismo, dell’eleganza
formale e del rispetto per le preesistente storiche,
tanto Zaha Hadid propende per gli inserimenti fantasiosi
nel contesto. Sebbene Philip Rylands, direttore
della Peggy Guggenheim avesse difeso la Hadid
dichiarando che non vi sarebbero state estensioni
improprie all'esterno dell'edificio ma piuttosto un
intervento di design, numerose sono state le critiche
sulla questione del restauro. Il 27 gennaio 2007, la
commissione stabilì una vittoria ad ex aequo tra i due
contendenti, valutando anche una possibilità
di collaborazione tra le due istituzioni.
Comunque il 17 febbraio 2007, il sindaco Massimo
Cacciari, nominò una nuova commissione, presieduta da
Enrico Zola, per decidere quale delle due major
avrebbe ottenuto l'incarico. I due interessati all’esito
finale ricevettero in via riservata, fine febbraio, una
circolare che esemplificava i criteri successivi per lo
spareggio. In definitiva, Palazzo Grassi Spa ha fornito
tutti gli elementi richiesti dalla lettera di invito,
mentre la Fondazione Solomon R. Guggenheim non ha
fornito l’elenco contenente il numero preciso delle
opere d’arte destinate a costituire la collezione del
Centro d’arte. La Palazzo Grassi Spa ha presentato una
relazione progettuale di recupero dell’intero complesso
con un programma che prevede per marzo 2009
l’allestimento del Centro d’arte e per giugno 2009 la
sua inaugurazione e apertura al pubblico.
Per la storica Fondazione Peggy Guggenheim, che otto
anni fa aveva già presentato un progetto per Punta alla
Dogana, restano solo amarezze. Ricordiamo con simpatia
l’articolo di Vittorio Gregoretti “Il nuovo Guggenheim
di Venezia”, che descrisse in modo fantascientifico una
Punta della Dogna come la nuova Bilbao in mano
all’illustre Fondazione.
Ma chi è Francois Pinault? L’imprenditore François
Pinault ha rilevato Palazzo Grassi, che dal 1983 era
gestito dalla Fiat. Il palazzo si affermò centro
internazionale per le esposizioni d’arte fino al
febbraio 2005. Dopo la scomparsa di Gianni Agnelli,
la Fiat si è ritirata dalle attività della Palazzo
Grassi e nel maggio 2005, François Pinault forma una
nuova società la Palazzo Grassi SpA. Pinault che detiene
l’ottanta per cento delle quote, è affiancato dalla
Casinò Municipale di Venezia, società a partecipazione
mista pubblico-privata controllata dal Comune di
Venezia.
La sede Palazzo Grassi si è inaugurata il 30 aprile
2006 con la mostra “Where are We going?”, presentando
una scelta di opere, parte della collezione Pinault. Il
bando per Punta alla Dogana è un affare da capogiri per
il quale l’imprenditore francese, seguendo i consigli
dell’ex-ministro alla cultura francese nonché Direttore
del Palazzo Grassi Jean-Jacques Aillagon, dichiarò di
essere disposto a dare in concessione al Comune di
Venezia il Teatrino affiancato al Palazzo Grassi.
Carla Benedetti sollevò la polemica sul conflitto
d’interessi per cui il plurimiliardario Pinault
imporrebbe fin troppo il suo gusto riguardo l’arte
contemporanea ed i suoi interessi personali nel gestire
una fetta di mercato artistico in quanto
anche proprietario della Casa d’Aste Christie’s.
Polemica che fu sollevata anche dall'Herald Tribune,
nel luglio 2001, ai tempi in cui il collezionista
Charles Saatchi, fondava la Saatchi Gallery. Il
giornale britannico denunciava una sorta di "mafia"
inglese nella quale anche i critici erano in mano a
questi nuovi mecenati. Tuttavia la questione della
Dogana è stata un vero e proprio “Massimo Cacciari
versus Giancarlo Galan”, presidente della giunta
regionale del Veneto; una competizione che ha visto
affrontarsi due delle maggiori collezioni d’arte
contemporanea del mondo e come lo definirebbe Massimo
Bran, “un manuale di pasticcio all’italiana.” Ma vedendo
come la Saatchi Gallery sfrutta in modo eccellente le
nuove tipologie mediatiche e le più recenti tecnologie
per la promozione dell'arte contemporanea, non possiamo
che augurarci lo stesso per Punta alla dogana e Pinault,
affinché la Serenissima rilanci l'arte agli
estremi della laguna.
(©
Fondazione
Italiani) |