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Itália retoma plano de ponte na Sicília para enfrentar crise

11/03/2009

 

Ponte deve ter 3,5 km e ligar a ilha da Sicília ao resto da Itália

O governo da Itália aprovou um programa de US$ 23 bilhões para o setor dos transportes com o objetivo de criar milhares de empregos e estimular a debilitada economia do país.

O programa inclui a construção de uma ponte que, ao ser concluída, estará entre as pontes suspensas mais longas do mundo - a obra deve se estender por 3,5 quilômetros sobre o Estreito de Messina ligar a ilha da Sicília ao resto da Itália.

O projeto, agora programado para começar no final deste ano, havia sido arquivado em 2006 pelo governo anterior ao do primeiro-ministro Silvio Berlusconi.

O governo calcula que o projeto pode favorecer cerca de 40 mil pequenos negócios na região.

A ideia de uma ponte sobre o Estreito de Messina é discutida desde os tempos dos romanos e estima-se que a obra deve custar mais de US$ 6 bilhões.

Alguns críticos do plano argumentam que a ponte não será segura. O trajeto é em uma movimentada rota marítima, e a estrutura será submetida a fortes ventos, mas os engenheiros que fizeram o projeto dizem que ela pode suportar até terremotos de 7,2 pontos na escala Richter.

Grupos ambientalistas também são contra a construção e dizem que a ponte vai prejudicar espécies nativas.

Outros críticos dizem temer que uma grande parte dos recursos públicos seja desviada para as máfias da Sicília e da Calábria, que controlam vários projetos de obras públicas no sul da Itália.

(© Estadão)


Grandi opere, la politica degli annunci del governo


Parole d'ordine: costruire. Il governo approva la delibera del Cipe, il comitato interministeriale per la programmazione economica, e usa la carta delle infrastrutture per provare a rilanciare l'economia. Peccato che la scelta delle priorità venga tra volta da una pioggia di critiche. Il governo punta infatti sulle opere grandi ma, a giudizio dei più, totalmente inutili: il caso del ponte sullo Stretto di Messina, insomma, fa scuola.

Insieme al costosissimo collegamento tra Sicilia e Calabria (oltre sei miliardi di euro), il governo ha dato il via libera al Mose, la barriera salva-Venezia, ai cantieri dell'Alta Velocità, alle metropolitane di Roma, Palermo, Catania, Bari e Cagliari, oltre agli adeguamenti per le reti di Parma, Brescia e Bologna, e al finanziamento delle infrastrutture per l'Expo che si terrà a Milano nel 2015.

Il governo trova i fondi anche per ristrutturare alcune scuole e per costruire nuove carceri. In realtà, secondo il Pd, il miliardo di euro stanziato per l'edilizia scolastica erano già stati stanziati: «I soldi sbloccati oggi dal Cipe – spiega la deputata Pd Maria Coscia – erano stati previsti e fortemente voluti dai parlamentari del Pd con la legge 169/2008. Inoltre – aggiunge – non è affatto vero che i fondi oggi sbloccati saranno disponibili subito: quelli destinati ad analoghi scopi nel 2002 sono stati operativi solo nel mese di gennaio 2009, con l'uscita sulla Gazzetta Ufficiale dei due piani stralcio pari a circa 500 milioni. L'unica cosa certa – conclude – è che la finanziaria 2009 per la scuola ha ridotto di 22,8 milioni i 100, di competenza statale, come quota parte dei 300 destinati al piano per la messa in sicurezza delle scuole presentato come una novità ma in realtà avviato con la finanziaria 2007 del Governo Prodi. Più che annunci, il governo restituisca il maltolto».

Convinta che più che aggiungere, il governo stia togliendo, è anche Legambiente: la scelta del ponte sullo Stretto – spiegano dall'associazione – «condanna tutte le altre opere che da anni aspettano di essere finanziate in Calabria, Sicilia, Puglia: dal raddoppio della ferrovia Palermo-Messina a quello della Jonica, dall'alta velocità Napoli-Bari, all'acquisto di treni per uscire da un medioevo ferroviario fatto di convogli vecchi di 50 anni, linee a binario unico». Insomma, il ponte più che altro diventerà un'autostrada tra due mulattiere.

Infine, dice la sua anche la Cgil, secondo la quale «la delibera del Cipe si muove nel solco della politica degli annunci delle grandi opere rinunciando, nei fatti, a mettere in campo l'immediata apertura di cantieri che avrebbero il pregio di aiutare l'economia». Concentrare le risorse sulle grandi opere – sostiene il segretario confederale Fabrizio Solari – « è un errore perchè i tempi di avvio sono incompatibili con le esigenze del Paese». Servirebbe, ricorda Solari, «una politica di investimenti pubblici che abbia una forte connotazione anticiclica. c'è l'esigenza di difendere l'occupazione, prima che l'intero settore collassi».

(© L´Unità)

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