Assimina Vlahou De Roma para a BBC BrasilEm um gesto sem precedentes na história da Itália, policiais entraram em um hospital em Nápoles na segunda-feira para interrogar uma mulher após um aborto e levaram o feto, já morto, para uma autópsia.Segundo os funcionários do hospital Federico 2º, a polícia chegou sem mandado judicial quando o aborto tinha acabado de ser feito. O feto teria sido retirado já morto e a mãe, Silvana S. , de 39 anos de idade, estava saindo da sala de operação. Silvana disse ao jornal La Reppublica que foi interrogada quando ainda estava se recuperando da anestesia. "Perguntaram como aconteceu, por que tinha abortado, quem era o pai, e se tinha pago", disse. Silvana decidiu interromper a gravidez na 21ª semana ao descobrir que o bebê poderia nascer com uma má-formação. Além dos exames comprovando o problema, a paciente apresentou aos médicos um laudo que previa riscos para sua saúde mental caso continuasse com a gravidez. "Eu não tinha outra opção senão o aborto, não tenho marido e jamais colocaria no mundo uma criança que sofreria pelo resto de sua vida", disse a mulher, que pretende indiciar os policiais por danos morais. Dúvidas O juiz que autorizou a operação da polícia, Vittorio Russo, disse que o feto será examinado para verificar se o aborto foi realizado conforme a lei. Críticos afirmam, no entanto, que a legislação italiana deixa dúvidas sobre como deve ser aplicada. "Segundo as normas, o aborto pode ser feito até o segundo trimestre de gestação, quando não há a possibilidade de vida autônoma do feto", diz Carmine Nappi, diretor do Departamento de Ginecologia e Obstetrícia do Federico 2º. "Nós fazemos até a 22ª semana e sete dias; a clínica Mangiagalli, de Milão, faz até 22 semanas e três dias", acrescentou Nappi. O médico disse que é difícil estabelecer antecipadamente se um feto terá capacidade de vida autônoma. Depois da 23ª semana, há uma probabilidade de que o feto sobreviva a um eventual aborto e, neste caso, de acordo com a lei, não é possível interromper a gravidez, diz Nappi. Polêmica Recentemente, um grupo de ginecologistas de Roma defendeu a possibilidade de tentar manter em vida, com todos os meios possíveis, até mesmo fetos que sobrevivem ao aborto, independentemente do tempo de gestação. A iniciativa reacendeu o debate sobre a questão no país. Ao comentar o caso de Nápoles, a ministra da Saúde, Livia Turco, disse que há um clima de "guerra" em torno do tema. A Igreja Católica italiana e alguns expoentes de partidos de centro-direita defendem uma proposta que prevê, entre outras coisas, que o aborto seja proibido depois da 20ª semana de gestação e que os fetos abortados por risco de má-formação sejam submetidos a uma autópsia. Rita Bernardini, secretária do Partido Radical, um dos que promoveram o referendo que aprovou a lei do aborto em 1978, afirma que essas iniciativas representam um "ataque à secularidade do Estado italiano". "Ninguém obriga os católicos a se submeter ao aborto ou a se divorciar, mas eles querem impedir que os outros possam ter essas opções", disse Bernardini em entrevista à BBC Brasil.
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BBC Brasil)
Le donne in piazza in tutta Italia. "E' una guerra contro la 194" Aderiscono al corteo la Cosa Rossa e le ministre Lanzillotta e Pollastrini di MARINA CAVALLIERI ROMA - Una cosa è certa: è stata "una dichiarazione di guerra", un "atto illegale", un "attacco alle donne e alla loro autodeterminazione". Una cosa è chiara: è necessario "alzare i toni", "rispondere", "saranno tempi bui". All'assemblea romana che si è tenuta alla Casa delle Donne c'è molta disciplina e decisione. Un intervento dietro l'altro, senza perdere tempo, senza chiacchiere inutili, viene organizzata la risposta al "blitz" di Napoli. Su questo argomento tutto è stato detto, ora bisogna di nuovo farsi sentire.
E così, in modo veloce e spontaneo, è stato in diverse città dove oggi pomeriggio ci saranno mobilitazioni. Sono previsti presidi davanti agli ospedali, dalla Mangiagalli di Milano al Sant'Orsola di Bologna, sempre a Milano un appuntamento è in piazza San Babila alle 18, a Roma invece davanti al ministero della Salute alle 17, a Napoli in piazza Vanvitelli alle 17.
È stata una reazione immediata, quella delle femministe e di molte donne, voci indignate e "furenti" si sono levate dalle assemblee, si è mosso quel movimento sommerso, quella rete di donne (dai partiti ai collettivi) che non sempre si vede ma esiste, non è un ritorno al passato, dicono, ma è di nuovo "qui e ora" intorno ad una questione strategica: la possibilità di scelta della donna.
La risposta sarà capillare ma questo, promettono le organizzatrici, è solo l'inizio, partiranno anche iniziative legali e "sarà necessario affrontare di nuovo, dopo tanti anni, la questione dei medici obiettori, quei ginecologi che per fede ma spesso per carriera non praticano interruzioni di gravidanza e rendono difficile applicare la legge nelle strutture pubbliche". Dice una "veterana" delle lotte delle donne all'assemblea romana: "Quello che è accaduto a Napoli non è stato un caso, avevano iniziato già con la legge 40, ma tutti a dire "non oseranno toccare la 194", invece vogliono farlo o meglio tenteranno di sabotarla.L'autodeterminazione delle donne", aggiunge rivolta alle più giovani, "ricordatevelo: fa ancora paura". A Milano la Rete delle donne ha deciso che da San Babila una delegazione andrà in prefettura. "Chiediamo al prefetto garanzie precise che a Milano venga rispettata la legge 194", dice Lella Brambilla. "Ci preoccupa che le forze dell'ordine a Napoli abbiano risposto ad una telefonata anonima, potrebbe essere l'inizio di una sequenza di iniziative per creare un clima di panico e intolleranza verso le donne che devono affrontare il calvario dell'aborto".
E' quella di Napoli però la manifestazione più eterogenea e con più adesioni. "Daremo voce a chi normalmente non ce l'ha. Per parlare di donne, per ribadire il nostro sdegno per quanto accaduto al Policlinico, ma anche per dire alla politica cosa le donne davvero si aspettano", dice Stefania Cantatore, che a Napoli rappresenta l'Udi, Unione Donne in Italia.
Ma a Napoli non ci saranno solo donne. Anche rappresentanti di associazioni, sindacati. E politici, dai Comunisti italiani a Rifondazione ai Verdi. Compresi ministri e sottosegretari. Il ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, dà la sua "piena adesione contro un atto inqualificabile", partecipano anche le ministre Linda Lanzillotta (Affari regionali) e Barbara Pollastrini (Pari opportunità). "Invitiamo i politici a prendere una posizione chiara", hanno chiesto all'assemblea romana, "vogliamo sapere chi sono quelli che in parlamento difenderanno la legge 194 e chi no. Non è il momento di essere ambigui, come lo sono molti anche a sinistra, perché non ci sono solo i voti dei cattolici ma anche i nostri".
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La Repubblica) |