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Notizie d'Italia

   

 

Ciclista italiano Marco Pantani é encontrado morto em sua residência

15/02/2004

 

Veja fotos de sua carreira (La Gazzetta dello Sport)

Das agências internacionais
Em Rimini (Itália)

   O ciclista italiano Marco Pantani, 34 anos, ex-campeão da Volta da França e do Giro da Itália, foi encontrado morto em sua residência na cidade de Rimini, na Itália. A informação é da agência de notícias Ansa.

   Maior ídolo da modalidade em seu país, Pantani foi encontrado em um quarto da casa. As causas da morte ainda são desconhecidas, mas segundo informações da polícia que investiga o caso, publicadas no diário italiano Gazetta dello Sport, Pantani não teve uma morte violenta.

    Em 1998, o italiano se tornou o último ciclista a conseguir vencer a Volta da França e o Giro da Itália na mesma temporada.

   A partir daí, o italiano começou sua franca decadência no esporte. Em 1999, Pantani liderava o Giro da Itália quando foi desclassificado após seu exame antidoping acusar presença de substância proibida.

   Com isso, o ciclista italiano caiu numa profunda crise psicológica. Ele apresentou uma melhora em julho de 2000, quando teve uma breve aparição em um evento esportivo.

   Em 2001, voltou a competir e novamente no Giro da Itália foi suspenso por doping. Além disso, a polícia encontrou drogas em seu apartamento. Pantani foi condenado a oito meses de suspensão, mas foi absolvido mais tarde.

   No ano passado, em junho, o ciclista disputou sua última competição na carreira. Terminou em 14º no Giro da Itália.

   Recentemente, em outubro do ano passado, ele foi absolvido da acusação de fraude esportiva no Giro da Itália, em 1999.

(© UOL Esporte)

È morto il "Pirata" Marco Pantani, tragico gigante del ciclismo

di Aldo Quaglierini

La tragedia si abbatte sul ciclismo. Il cadavere di Marco Pantani è stato trovato nella tarda serata di sabato, semivestito, per terra, in una stanza del residence «Le Rose» di Rimini.

   Sono stati i gestori dello stesso residence a dare l’allarme. Sul posto si sono precipitati uomini della polizia di Rimini e, successivamente il medico legale e il magistrato. Marco Pantani, 34 anni, aveva preso alloggio da pochissimi giorni, da solo, al residence-hotel «Le rose», una costruzione bianca con balconi verdi che si trova in viale Regina Elena, sul lungomare di Rimini. Al personale dell’albergo era apparso strano e a tratti assente. A dare l’allarme è stato verso le 21,30 il portiere. Marco era stato visto per l’ultima volta nel pomeriggio; non avendolo visto scendere il personale del residence si è insospettito, ha bussato inutilmente alla camera, trovando anche difficoltà ad aprire la porta che era chiusa dall’interno. Quando finalmente è stato possibile entrare nella stanza, Pantani è stato trovato riverso e privo di vita. Vicino alcune confezioni di medicinali.

   Restano per il momento sconosciute le cause del decesso, ma secondo le prime indiscrezioni non si tratterebbe di morte violenta. Le notizie, confuse e frammentarie che arrivano in questi concitati momenti lasciano ipotizzare anche il suicidio. Di sicuro, dopo il ritiro dall’agonismo, Marco Pantani era caduto in uno stato di profonda depressione. Negli ultimi tempi, il «Pirata», nato a Cesena ma residente da sempre a Cesenatico, era andato ad abitare a Ravenna, e recentemente si era ritirato a Predappio per cercare di riprendere la forma, comunque di uscire dalla prostrazione che lo aveva colpito. Gli amici erano però molto preoccupati, perché lo vedevano sempre depresso, fisicamente molto ingrassato (si dice avesse raggiunto, lui che era longilineo, il peso di 80 chili), mentre aveva causato diversi incidenti stradali. Nell’ultimo, aveva imboccato con la sua Mercedes una strada in senso vietato sfasciando tre o quattro in una carambola pazzesca. Le voci che circolavano su di lui parlavano di profonda depressione, sì, ma anche di di droga, di abbandono, di spirale negativa che lo stava trascinando a fondo. Per questo, esclusa per il momento la causa violenta, gli amici di Marco hanno subito pensato al suicidio, tesi che, però, deve essere confermata dall’autopsia. Da poco passata la mezzanotte e mezzo, è arrivata al residence Le Rose di Rimini Manola, la sorella di Marco Pantani che, protetta da alcuni conoscenti, ha varcato la piccola folla di giornalisti e cineoperatori per poi entrare nell' hotel. Piuttosto sconvolta, ha gridato qualche improperio ai fotografi e ai cameramen che la stavano riprendendo. pronunciando frasi come «andate via, andate via». «Nessuno lo ha aiutato, qualcuno lo avrà sulla coscienza», dice adesso il presidente del club «Magico Pantani», Vittorio Savini. Per il sindaco di Cesenatico, Damiano Zoffoli, la morte di Pantani è un lutto profondo per la città alla quale «ha regalato momenti di emozione e di gioia». Tutto questo è stato Pantani.

(© L´Unità Online)


Quel pirata che volava nelle salite

   Marco Pantani era nato il 13 gennaio 1970 a Cesena, anche se con la famiglia risiedeva a Cesenatico. A 12 anni decise si salire su una bicicletta e si iscrisse al circolo “Fausto Coppi” di Cesenatico. È diventato professionista il 5 agosto 1992 con la Carrera Tassoni, squadra con cui ha corso fino al 1996. La prima vittoria da professionista arriva nel 1994 nella tappa di Merano al Giro d'Italia. Quell'anno Pantani vince anche la tappa di Aprica. Nel 1995 arriva la vittoria nella tappa di Flumsberg al Giro di Svizzera, ma sono le due tappe (Alpe d'Huez e Guzet Neige) al Tour de France a imporlo all'attenzione del grande pubblico e dei media. Il mito del Pirata (corre con una bandana colorata sul capo invece del berrettino) nasce lì, sulle salite del Tour. Nello stesso anno vince il bronzo ai Campionati del mondo di Duitama in Colombia ma è in agguato il primo dramma della sua carriera: il terribile incidente alla Milano-Torino, quando una vettura gli frattura entrambe le gambe, lo costringe a lunghe cure e a saltare un'intera stagione. Nel 1997 riprende le gare passando alla Mercatone Uno, ma la sfortuna sembra ancora perseguitarlo: una caduta al Giro (25 maggio, tappa di Castrovillari) lo costringe al ritiro, poi si riprende al Tour dove vince la tappa dell'Alpe d'Huez e di Morzine. Il 1998 è l'anno della doppia straordinaria impresa: vince il Giro d'Italia e nella corsa rosa s'impone in due tappe (Piancavallo e Montecampione). Subito dopo va al Tour de France, vince le tappe di Plateau de Beille e Les Deux Alpes e arriva al Parco dei Principi a Parigi da trionfatore in maglia gialla. Entra nell'élite dei campionissimi che hanno vinto Giro e Tour nello stesso anno.

   Nel 1999 comincia alla grande e Pantani sembra destinato a dominare ancora in Italia e all'estero. Al Giro si prende la maglia rosa, vince quattro tappe: Gran Sasso, Oropa, Pampeago, Madonna di Campiglio. Proprio sulle rampe della strada che sale da Pinzolo verso la località delle Dolomiti di Brenta se ne va solo, alla sua maniera, con uno scatto secco, irresistibile per tutti. E' l'ultima volta che il mondo vede il vero Marco Pantani. Il mattino dopo quella trionfale vittoria a Madonna di Campiglio viene fermato: un controllo rivela che il suo ematocrito è troppo alto, fuori norma. E' un dramma personale che comincia: Pantani si proclama innocente, lascia la carovana del Giro che credeva già suo e che riparte senza di lui. E' completamente distrutto. Da qui inizia la parabola discendente: l'uomo che dominava le salite non riesce a frenare la propria discesa verso le crisi interiori e la fatica di ritrovarsi. Lo condanna probabilmente l'inattività dal 5 giugno 1999 al 22 febbraio 2000 e dal 24 febbraio al 13 maggio. Prova a reagire, a tornare come prima. Rientra per il Giro del Giubileo con partenza da Roma ma non riesce a terminarlo. Va al Tour e vince le tappe del Mont Ventoux, cima leggendaria, e di Courchevel. Poi ancora incertezze sul futuro fino al Giro di quest'anno in cui dimostra di voler tornare a buoni livelli e chiude al 14esimo posto malgrado l'ennesima sfortuna di una brutta caduta. Non va al Tour, ma si ricovera in una clinica vicino Padova a giugno 2004 per disintossicarsi. E' l'ultima notizia uffficiale prima della morte.

(© L´Unità Online)


Addio a Marco dai giornali di tutta Europa

   La morte di Marco Pantani monopolizza le pagine dei giornali sportivi di tutta Europa. in Francia, l'Equipe dedica ampio spazio in prima pagina al decesso del ciclista romagnolo: La morte di Pantani, titola il quotidiano francese accanto alla foto del "pirata".

   In Spagna, sulla prima pagina di Marca, la presentazione della sfida calcistica tra Real Madrid e Valencia è sovrastata dalla notizia della tragica fine del ciclista romagnolo. Marco Pantani trovato morto in un hotel, si legge sul giornale. Nella sua versione online, il quotidiano spagnolo propone uno speciale sull'atleta ripercorrendone i successi attraverso una ricca galleria fotografica. Nel forum, circa 200 messaggi di appassionati che hanno inviato un ultimo saluto.
Adios al pirata sono invece le parole scelte da As, che racconta "la triste fine del corridore italiano che tutto il gruppo chiamava affettuosamente pirata".

   Anche i giornali tedeschi danno spazio alla tragedia che si è consumata nel residence "Le rose". Der Spiegel, nella sua versione web, annuncia che Marco Pantani è stato trovato morto e ricorda "la stella del ciclismo, spesso avversario di Jan Ullrich". Il Bild, nello strillo in prima pagina, ricorda che il ciclista soffriva di depressione. Nell'articolo contenuto nelle pagine sportive, Pantani non è identificato con il soprannome di "pirata", ma con quello di "elefantino", che lo accompagnò però soprattutto nei primi anni della carriera.

   Il quotidiano belga Le Soir pubblica una grande foto del "pirata" in azione. Pantani è ritratto di spalle, mentre con la maglia gialla da leader del Tour de France si alza sui pedali, in salita, affiancato dal pubblico che lo applaude.

   La morte di Pantani trova spazio anche su Usa Today. Le prime righe dell'articolo sottolineano che «l'ex vincitore di Tour de France e Giro d'Italia negli ultimi anni era stato oggetto di accuse di doping e sospensioni».

   «La fine di una corsa difficile» è il titolo del servizio della Bbc sulla morte di Marco Pantani. L'emittente televisiva britannica ne ricostruisce ampiamente la carriera, raccontando i trionfi e gli scandali che hanno accompagnato la vita dell'«idolo caduto».

   Il quotidiano spagnolo El Mundo sottolinea la grande commozione che la morte del 34enne ciclista romagnolo ha suscitato in Italia.

   E il giornale francese Le Monde riprende le dichiarazioni commosse - una «tragedia», un «dramma» - di alcuni grandi campioni di oggi e di ieri del ciclismo italiano, tra cui Marco Cipollini e l'indimenticato Felice Gimondi.

(© L´Unità Online)


La psicologa: «quando si smette c’è il crollo»

   «Il mondo dello sport non ti ricicla e se sei stato un leader quando smetti la solitudine è disorientante. Crolla tutto il castello e per questo gli atleti alla fine vanno sostenuti». Monica Vaillant, campionessa mondiale di pallanuoto nel 1998 e oggi psicologa dello sport, sintetizza così il «male oscuro» che coglie i campioni quando smettono l'attività agonistica di alto livello, e lo fa parlando della tragica fine di Marco Pantani.

   «La solitudine dell'atleta è triste e profonda - spiega la pallanuotista che con il Setterosa ha vinto tutto -. C'è una ferita narcisistica dell'autostima da rimarginare. Ma serve tempo e c'è comunque una fase di depressione da superare. Il mondo non ti ricicla facilmente, lo sport spesso ti chiude la porta in faccia e sparire dal giro è pesante. Ci vogliono anni per riaversi». Un tunnel nel quale secondo la psicologa Vaillant passano tutti: si salvano parzialmente quelli che escono di scena «all'apice della carriera e quando lo fanno volontariamente».

   Il caso di Pantani si complica però di altri elementi: «La sua non è stata una scelta autonoma - spiega Vaillant -. La sua situazione era inquinata da voci. Evidentemente dentro di lui era ancora forte il ruolo di leader, non era uscito da questo ruolo e il contrasto con la realtà è stato insopportabile.
Continuava a vedersi il Pantani vincente ed è rimasto invischiato in queste dinamiche, fino al crollo».

   Uscire da quel mondo fatto anche «di ossessioni, di regole precise, perché chi fa sport vive un pò al di fuori del mondo reale» è traumatico. E lo sa bene Vaillant che pure oggi è una mamma felice: «Il cambio di vita è disorientante. Eri riconosciuto, ottenevi dei risultati e poi tutto crolla perchè sei proiettato in un mondo in cui non ti riconosce nessuno. Devi ricominciare tutto da capo. So cosa vuol dire essere fuori, sentire che il mio posto era ricoperto da altri, che quello che hai fatto per vent'anni è finito. Non sai più chi sei e io tuttora lotto e faccio sogni angoscianti anche se sono uscita dal giro in modo dolce. La fine di Pantani arriva all'apice di una crisi volutamente non fatta trapelare all'esterno».

   Per questo secondo l'atleta-psicologa gli sportivi andrebbero sostenuti nella fase finale della carriera: «Dovrebbero essere seguiti da uno psicologo negli ultimi anni di attività - suggerisce Vaillant - perché si rischia tantissimo. L'atleta deve crearsi un'alternativa di vita per non vivere situazioni che altrimenti sono devastanti. Così anch'io cerco di stare vicino alle mie ex compagne che dopo le olimpiadi smetteranno. So cosa si passa, è dura».

(© L´Unità Online)


Dal mare alle montagne, l’epopea di un eroe senza pace

di Marco Bucciantini

   Questa volta non torna più. Dopo l’incidente con la macchina che lo investì contromano alla Milano Torino del 1995, tornò e vinse tutto. Dopo Madonna di Campiglio, e quell’ematocrito fuori giri nel giugno del 1999, tornò e staccò Lance Armstrong in salita, a Courchevel, al Tour. Dopo la crisi depressiva, ci fu comunque un Giro d’Italia dignitoso, chiuso al 14° posto, con qualche vecchio scatto a scaldare il cuore. Appena 10 mesi fa. Invece questa volta è finita, per sempre. Marco Pantani non torna più.

   Marco Pantani è morto, gela il sangue a scriverlo, ad appena 34 anni. Diventa l’uomo dei sogni appena passato professionista, nella Carrera Jeans di Davide Boifava e di Claudio Chiappucci.

   Ci sono cinque date che fanno leggendario Marco Pantani, cinque giorni eroici e maledetti nella sua parabola. Il 5 giugno del 1994 Pantani diventa campione. Il giro d’Italia aspettava il duello fra Indurain e Chiappucci e invece c’è Berzin in maglia rosa, e Indurain che - nell’ultima settimana di corsa - “deve” ridimensionare il russo e fare la gamba per il Tour. C’è un tappone con lo Stelvio in apertura, il Mortirolo e poi l’arrivo a Santa Cristina. L’Italia guarda la tv: aspetta Chiappucci, spera in Bugno. Invece è la tappa che chiude una generazione e apre l’era Pantani. Marco va via sul Mortirolo. Dodici chilometri e mezzo, 10,6% di pendenza, ma con tratti attorno al 20, ripidi e disumani. E Pantani vola. Si arrampica come fa lui, alzandosi sui pedali ma tenendo le mani sulla curvatura del manubrio e non sui freni come gli scattisti della salita, quindi portando le anche alte, ondeggianti. (Il suo non era uno scatto, era un cambio di velocità lungo cinquecento metri. Quando rifiatava non si poteva saltargli a ruota, perché la ruota di Pantani non si vedeva più). Berzin è in crisi, Indurain arranca. Pantani scollina, aspetta il Navarro per fare un po’ di strada insieme, poi se ne va di nuovo. Quel giorno le fantasie degli appassionati di ciclismo cambiano faccia, che diventa pelata (con ancora un po’ di capelli sopra gli orecchi), ossuta, triste. Pantani chiude il giro al secondo posto, dietro Berzin ma davanti a Indurain.

   L’altra data è il 18 ottobre del 1995. Era stato un anno complicato per Pantani, il Giro d’Italia saltato per una caduta in allenamento, il primo Tour de France affrontato con una preparazione perciò precaria, la prima vittoria all’Alpe d’Huez, la montagna che in Francia dicono: è di Coppi. Ai mondiali colombiani prende il bronzo, dietro agli spagnoli Olano e Indurain. Il 18 ottobre Pantani corre la Milano-Torino. Una macchina risale scriteriatamente il percorso di gara contromano e lo investe. Pantani si maciulla la gamba sinistra. Frattura di tibia e perone. Sembra finita, ma nel dolore Marco si ricostituisce.

   La terza data nel destino di Pantani è il 26 giugno del 1998. È quando muore Luciano Pezzi, il punto di riferimento per Marco Pantani dentro la Mercatone Uno, la sua nuova squadra, ma più in generale nel mondo del ciclismo. Pantani era tornato fino a trionfare davanti a Tonkov nel Giro del 1998. Dopo il Giro, un po’ di feste, di gloria. Il Tour alle porte e poca voglia di correrlo. Poi muore Pezzi e Pantani va in Francia. Per lui. Per riportare un italiano davanti a tutti 33 anni dopo Gimondi. Quel Tour Pantani lo vince alla maniera dei campionissimi. Ogni salita, una fuga. Tutto quello che Ullrich guadagna in pari, a cronometro, Pantani lo riprende sulle montagne. Il 27 luglio, alla Grenoble - Les Deux Alpes, il tedesco ha ancora un paio di minuti di vantaggio in classifica. Pantani deve prendere la maglia e mettere fra se il grande passista un po’ di secondi, perché c’è sempre la cronometro al penultimo giorno di corsa. Piove, c’è nebbia, grandina. Sul Galibier, quasi duemila settecento metri, Pantani va. Scatta a otto chilometri dalla sommità. «M’illumino di Pantani», scriverà l’inviato di Repubblica Gianni Mura. Ullrich prende nove minuti. A pochi chilometri dal confine, nell’alta Savoia, Pantani è leggenda. Giro e Tour nello stesso anno.
Dura 10 mesi. Il 1999 si annuncia trionfale come il precedente. Il rodaggio di primavera, l’arrivo della stagione dei grandi giri. Altra dimensione il Pantani ciclista non l’ha avuta, non l’ha voluta (un fondista come lui avrebbe potuto dire la sua nella Liegi Bastogne Liegi, ai mondiali, o al Lombardia). Parte il Giro e Pantani domina in modo sfacciato. Il penultimo giorno di gara c’è il tappone, fatto apposta per l’impresa di Marco. Da Madonna di Campiglio all’Aprica, e nel mezzo il Gavia e il Mortirolo. Pantani nemmeno parte. L’ematocrito è sopra il 50%, esce dall’albergo con le forze dell’ordine intorno, con gli occhi gonfi per il pianto. Pantani muore un po’ lì.

   È il 5 giugno 1999, come era il 5 giugno il giorno del primo Mortirolo, cinque anni prima. Dopo Madonna di Campiglio la carriera di Pantani va avanti nelle parentesi felici della sua tormentata vita. Un orgoglio smisurato, distruttivo. Correrà un grande Tour, con le ruote davanti al Re Armstrong, sempre in salita, ancora più forte di tutti. La salita. La vita diventa un’arrampicata, in una cronologia è giusto scrivere tutto, ma in un ricordo Pantani si ferma qui. Il resto non conta.

   E la quinta data è da scrivere sul marmo, sopra il tumulo di un ragazzo che ha fatto sognare, ha sbagliato e ha perso tutto.

(© L´Unità Online)

Site oficial de Marco Pantani

 

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