O Conselho de Ministros (CDM) da Itália declarou nesta sexta-feira (25) estado de emergência em todo o país por conta da grande quantidade de estrangeiros chegando ao país nos últimos dias. A decisão fez com que a oposição pedisse explicações imediatas ao governo do primeiro-ministro, Silvio Berlusconi.
O CDM atendeu pedido feito pelo ministro do Interior, Roberto Maroni, de estender a todo país o estado de emergência, já declarado em três regiões do sul da Itália – Puglia, Sicília e Calábria – onde o fluxo de estrangeiros, especialmente africanos é muito grande. Em um comunicado, o governo italiano afirmou que o estado de emergência é uma resposta “ao excepcional fluxo de cidadãos extra comunitários” nos últimos dias.
Segundo dados do governo, só a ilha de Lampedusa, que fica próxima à costa da África, recebeu 9.342 imigrantes entre 1º de janeiro e 30 de junho, o dobro da quantidade registrada no mesmo período de 2007. O ministro da Defesa, Ignazio La Russa, afirmou que o estado de emergência “é uma exigência organizacional para facilitar a resposta do estado à imigração” e não mudará o que já está ocorrendo. De acordo com o governo, o objetivo é facilitar os procedimentos burocráticos para que entidades de assistência, como a Cruz Vermelha e a Caritas, possam auxiliar no tratamento dos extra comunitários, muitos refugiados, que chegam ao país em péssimas condições de saúde.
O Partido Democrático, de oposição, exigiu um pedido de explicações do governo Berlusconi. “Como não é uma decisão comum, é absolutamente necessário que o governo explique imediatamente ao país e ao Parlamento as razões e a finalidade dessa iniciativa”, disse Nichi Vendola, governador da Puglia. “Estamos dando um passo para fora da democracia. Isso é um traço de fascismo”, afirmou.
O ataque de Vendola tem como alvo o premiê Silvio Berlusconi, eleito
em abril deste ano com base em uma campanha com forte influência de
argumentos xenófobos, especialmente contra imigrantes ciganos, que
chegam à Itália de países da Europa oriental, e africanos.
Filippo Miraglia dell'Arci
Non bastavano le schedature etniche,
la proposta delle impronte ai bambini rom- con le conseguenti
condanne per razzismo da tutta Europa e le proteste delle
associazioni laiche e cattoliche e del Vaticano -, non bastava il
decreto sicurezza passato l'altro giorno in Parlamento con
l'esercito a pattugliare le strade come nel Cile di Pinochet, non
bastava l'aggravante di clandestinità al posto dell'impossibile
istituzione del reato, che lede comunque l'articolo 3 della
Costituzione. Adesso è stato decretato lo "stato di emergenza
nazionale" per i "troppi" immigrati clandestini. Roba da stato di
guerra, da terremoti - e infatti è stato prorogato anche lo stato
d'emergenza a Catania in vigore dal 2002 - o altri cataclismi come
uragani e tsunami.
Ma chi? Ma dove? Il Consiglio dei
ministri di questo venerdì di fine luglio ha approvato la
dichiarazione dello stato d'emergenza su tutto il territorio
nazionale per «il persistente ed eccezionale afflusso di
extracomunitari».
Quelli dei barconi? I rom? Le badanti
ucraine e russe? Non è specificato nel comunicato finale del Cdm né
il premier -tra gag e boutade come quella di fare «una politica di
sinistra», «a favore dei poveri» - ne ha parlato. Si dice solo che è
stata estesa l'emergenza da quattro regioni a tutto il territorio
nazionale. Si immaginano carichi di aiuti umanitari in arrivo,
magari paracadutati, e raccolte di fondi. Ma per gli immigrati che
arrivano sulle nostre coste.Oppure si immaginano poteri eccezionali
al governo, per i quali il ministro Maroni potrà imporre la alla
realizzazione di nuovi Cpt-lagher anche nelle regioni dove la
popolazione e le istituzioni si oppongono.
Il ministro della Difesa, Ignazio La
Russa, dice che nella decisione sullo stato di emergenza «risponde
solo a esigenze organizzative ma non saranno coinvolte forze
armate».
Ma il ministro Maroni, in una
conferenza stampa, convocata sull'onda delle reazioni, cerca di
ridimensionare: «E' solo una proroga di una proroga già approvata
sia da Prodi che da Berlusconi e dunque non c'e niente da
enfatizzare». Poi motiva il provvedimento «perché gli sbarchi sono
raddoppiati nel primo semestre 2008 gli sbarchi clandestini sono
passati 5.368 a 10.611 per questo motivo abbiamo ritenuto doveroso
estendere nuovamente lo stato di emergenza su tutto il territorio»,
ma anche aggiunge «per proseguire l'attività di contrasto agli
arrivi di clandestini e per garantire loro una assistenza adeguata».
E sulla richiesta avanzata dal presidente della Camera Gianfranco
Fini di riferire alla Camera dice «non ho difficoltà ad andare in
Parlamento e riferirò alla Camera martedì 29 luglio per ribadire la
necessità di questo intervento sarà anche un'occasione per aprire un
dibattito su un tema su cui il precedente governo non ha avuto la
sensibilità di farlo». Le polemiche quindi secondo il ministro
sarebbero basate «su pregiudizi e falsità, degne della peggiore
politica italiana».
Inoltre, approfittando dell'occasione
il ministro annuncia l'invio alla Commissione europea «del primo
rapporto sul censimento dei campi nomadi nel quale troveranno posto
le linee guida emanate per i prefetti, tra la fine di luglio e i
primi di agosto», spiegando di aver confermato la notizia
incontrando giovedì a Bruxelles il commissario dell'Interno e della
Giustizia, Jacques Barrot.
Tornando al provvedimento varato dal Cdm ha poi spiegato «L'unica
modifica apportata alla proroga di Prodi è estendere l'emergenza a
tutto il territorio nazionale: il decreto del Governo Prodi la
restringeva a Sicilia, Calabria e Puglia ma, essendo raddoppiati dal
2007 gli extracomunitari giunti in Italia, limitare l'emergenza a
quelle tre regioni voleva dire non poter dare assistenza e
accoglienza a quei clandestini». E sulla questione sbarchi aggiunge:
«Stiamo lavorando affinchè la Libia dia il via libera all'accordo,
dopodichè il problema degli sbarchi si risolverà». Infine, Maroni ha
detto di aver telefonato al Presidente della Repubblica per
informarlo del provvedimento preso e inviato tutta la
documentazione. «Per me la questione è chiusa», ha aggiunto ancora
il ministro Maroni, che la prossima settimana riferirà in Parlamento
così come richiesto: «Ma penso che il dialogo con l'opposizione sia
difficile quando si usano questi toni».
E guardacaso i toni che non sono
piaciuti al ministro sono quelli critici: dal Pd arrivano richieste
di spiegazioni e critiche durissime. Il ministro dell'Interno del
governo ombra del Pd Marco Minniti pone una necessità: «Poichè non è
una decisione ordinaria, è assolutamente necessario che il governo
spieghi immediatamente al Paese e al Parlamento le ragioni, le
modalità e la finalità di tale iniziativa». Inoltre è evidente il
fallimento di una certa politica:«Ho la sensazione - nota Minniti -
che si continui, da parte di esponenti di questa maggioranza, a non
comprendere che la politica degli annunci e delle emergenze urlate
non funziona. Infatti, nonostante le durissime dichiarazioni di
questi giorni, gli sbarchi sulle nostre coste sono triplicati
rispetto all`anno scorso. Così - conclude l`esponente del Pd - si
finisce soltanto per aumentare la preoccupazione e l`insicurezza
della gente, esattamente l'opposto di quello che si dovrebbe fare»
Il governatore della Regione Puglia,
Nichi Vendola esprime preoccupazione e annuncia reazioni
istituzionali: «Stiamo scivolando passo dopo passo fuori dalla
democrazia. Questo è un pezzo di fascismo. Io da presidente della
Regione proporrò alla conferenza dei presidenti di impugnare questa
decisione davanti alla Corte Costituzionale». Mentre Paolo Ferrero,
ex ministro della Solidarietà sociale parla di «decisione gravissima
che segnala anche il fallimento della legge Bossi-Fini. E dal
congresso di Rifondazione comunista a Chianciano, arriva un ordine
del giorno contro la decisione del governo, votato all'unanimità.
Biasimo sull'operato del governo
anche dall'Udc: per il vicepresidente della Camera, Rocco
Buttiglione «l'Italia non ha bisogno di provvedimenti disumani e
straordinari, ha bisogno di una legge severa e giusta capace di
punire i colpevoli e tutelare chi viene qui per lavorare».
Sicuramente lo stato d'emergenza
piacerà invece al collega di partito del ministro, il leghista amico
dell'estrema destra neonazista Mario Borghezio per il quale
l'equazione è semplice: «Immigrazione selvaggia uguale diffusione di
malattie, quest'equazione - sostiene - si sta dimostrando ogni
giorno più vera. Sarebbe ora che anche l'Europa se ne rendesse
responsabilmente conto, abbandonando la linea buonista che, su
questo terreno, diventa foriera di pericoli per la salute di tutti».
Una linea contro la quale lavorano
varie associazioni, a cominciare dall'Arci: «Il Governo, invece di
parlare di uno stato di emergenza nazionale che in realtà non
esiste, dovrebbe dare risposta ad altre gravi urgenze»: così Paolo
Beni, presidente nazionale Arci, e Filippo Miraglia, responsabile
immigrazione Arci, commentano la decisione del Consiglio dei
ministri. «L'unica emergenza - precisano - è la mancanza di
politiche di accoglienza». Secondo l'Arci, infatti, con il Pacchetto
sicurezza e i provvedimenti contenuti nel maxiemendamento alla
manovra economica, l'Italia «è un paese meno libero e meno sicuro».
L'insieme di questi provvedimenti, secondo l'Arci, porterà a un
«aumento del disagio sociale e dello sfruttamento dei lavoratori
migranti, costretti a subire il ricatto del lavoro nero, favorendo
una situazione di illegalità diffusa». Se oggi in Italia c'è
un'emergenza, conclude l'Arci, «è quella legata al disastro del
decreto flussi che non si chiuderà prima del 2010, quella delle
procedure del sistema per il rinnovo dei permessi di soggiorni che
si è inceppata, quella della mancanza di un sistema di accoglienza
adeguato che lascia per strada migliaia di rifugiati».
Per questo l'Arci chiede che in autunno «si apra una stagione di
mobilitazione che imponga il rispetto dei diritti delle persone,
ripristini le condizioni del confronto civile e freni il razzismo
istituzionale».
Anche il Naga (Associazione di
assistenza socio-sanitaria e per i diritti di stranieri e nomadi)
esprime stupore per la decisione del Consiglio dei Ministri.
Nell'ultimo quindicennio, dicono, sono entrati in Italia, in media,
almeno 150.000 cittadini stranieri all'anno, persone «che a causa
dell'insensato meccanismo di criminalizzazione dovuto all'attuale
legge sull'immigrazione sono divenute inevitabilmente irregolari.
Non si registra alcun incremento negli arrivi che giustifichi un
provvedimento di tal genere» afferma Pietro Massarotto, presidente
del Naga, «l'unica emergenza che si registra è quella, odiosa, della
discriminazione».
Da un punto di vista operativo a dare
qualche ragguaglio in più sul provvedimento è il prefetto e capo
dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del Viminale
Mario Morcone, che spiega come la misura consentirá «attraverso
l'utilizzo di ordinanze di protezione civile, l'adozione di
procedure accelerate per la gestione dei nuovi centri di accoglienza
nonchè interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria in
strutture soggette a quotidiano degrado». In pratica secondo Morcone
una continuazione di ciò che è stato già fatto, e «che quest'anno
avevamo sperato che si potesse limitare a tre sole regioni. A tutt'
oggi ospitiamo su tutto il territorio nazionale 7.359 cittadini
stranieri».
Dal Cdm arriva poi la giustificazione
che la decisione serve ad ampliare il raggio d'azione di un decreto
varato dal Governo Prodi, per far fronte alla «persistente
situazione di criticità con l'esercizio di poteri straordinari,
mediante interventi e provvedimenti di natura eccezionale» sulla
scia di una serie di decreti che si sono succeduti dal 2002 a oggi.
Il precedente provvedimento in ordine
di tempo, varato il 14 febbraio 2008, prorogava al 31 dicembre 2008
lo stato di emergenza in Sicilia, Calabria e Puglia. La situazione,
spiegava il decreto, determinava criticità ed episodi di alta
drammaticità. L'attuale provvedimento estende lo stato d'emergenza a
tutto il territorio italiano, fino al 31 dicembre 2008.