GENOVA - A Itália é o país na Europa que
"presenteou" com mais anos de vida aos próprios cidadãos, e hoje estão
no quarto lugar para a expectativa de vida. Em cinqüenta anos os homens
italianos ganharam quase treze anos e mais de quinze as mulheres.
O
dado foi divulgado hoje pela Sociedade de Higiene Medicina Preventiva e
Saúde Pública reunida em um congresso em Genova até sábado sob a
presidência de Pietro Crovari e Giovanni
Renga.
Os italianos vivem mais, desde o 1960
até o 2002 temos alongado a vida mais do que qualquer outro país
europeu: 12,9 anos para os homens e 15,4, para as mulheres, contra uma
média européia de 10,7 para os homens e 11 anos para as mulheres.
"Mas se não mudarmos de estilo de vida,
diz Pietro Crovati, desde a alimentação até o cigarro, do álcool as
infecções sexuais e não defendemos o meio ambiente, corremos o risco de
estragar os anos que nos demos de presente".
Já San Marino é local recorde europeu
em longevidade. "San Marino é o lugar onde se vive mais longe na Europa,
enquanto na Itália cabe o quatro lugar depois da Suíça e Suécia": o dado
surgiu no relatório Osserva saúde 2004 do Instituto de Higiene da
Universidade Católica de Roma e foi difundido hoje pelo presidente da
sociedade européia de saúde publica Walter Ricciardi durante o 41º
Congresso da Sociedade de Higiene em Genova.
"Uma criança que nasce hoje na Itália
tem uma esperança de vida de 76,8 anos, se for menino, e de 82,9 se
menina. Se for considerada a expectativa de vida, sem distinções entre
homens e mulheres, na Europa, o dado que emerge é que o país onde se
vive mais tempo, disse Ricciardi, é San Marino, seguido pela Suíça, pela
Suécia e pela Itália".
Outro dado muito importante é que um
italiano de 65 anos pode contar viver outros 18,7. As regiões italianas
onde se vive melhor são no norte e centro norte.
(© ANSA)
Gli italiani vivono di più, ma attenti alle nuove
trappole
Di Italiasalute.it
Gli Igienisti al Congresso Nazionale a Genova disegnano l'ultimo
rapporto sulla salute dell'Italia.
L'Italia è il Paese in Europa che ha "regalato" più anni di vita e siamo
al quarto posto, in Europa, per aspettativa di vita. Un dato a sorpresa:
è a San Marino che si vive più a lungo in Europa.
Si vive di più e si vive meglio in Italia soprattutto nelle
Marche, in Emilia Romagna, in Veneto, in Friuli Venezia Giulia e in
Toscana. Si vive peggio in Campania e in Sicilia. Ma la salute degli
italiani è a rischio. La trappola più grossa è nascosta nei cibi. Terra,
acqua, aria e malattie: è sempre emergenza.
L'Italia in Salute, ultimo rapporto. Viviamo di più, in
cinquant'anni hanno guadagnato quasi tredici anni gli uomini e oltre
quindici anni le donne. Ma viviamo su una polveriera, piene di micce
accese. E tante trappole. La buona notizia e l'allarme vengono da chi di
Salute se ne intende, la Società di Igiene, Medicina Preventiva e Salute
Pubblica a Congresso a Genova sotto la presidenza di Pietro Crovari e
Giovanni Renga. Viviamo di più, dal 1960 al 2002 abbiamo allungato la
vita più di ogni altro Paese europeo: 12.9 anni per gli uomini e 15.4
anni per le donne, contro una media europea di 10.7 anni per gli uomini
e 11 anni per le donne. "Ma se non cambiamo stili di vita - dice Pietro
Crovari - dall'alimentazione al fumo, dall'alcool alle infezioni
sessuali, e non difendiamo l'ambiente rischiamo di rovinare gli anni che
ci siamo regalati".
Secondo il rapporto Osservasalute 2004 dell'Osservatorio
Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane dell'Istituto di Igiene
dell'Università Cattolica di Roma, gli uomini italiani sono al terzo
posto nel mondo per la durata media della vita (76.8) dopo Giappone
(78.1) e Svezia (77.5). Le donne al quarto posto (82.7) dopo Giappone
(84.9), Francia (83) e Spagna (82.9).
"Nascere in Italia oggi non è poi una cattiva idea, anche se San
Marino si fa preferire - dice Walter Ricciardi, Presidente della Società
Europea di Sanità Pubblica, al Congresso di Genova - un bambino che
nasce oggi in Italia ha una speranza di vita di 76.8 anni se maschio e
di 82.9 anni se femmina. Se si considera l'aspettativa di vita, senza
fare distinzioni tra uomini e donne, in Europa, ecco il dato più
sorprendente, il Paese dove si vive più a lungo è San Marino, seguito
dalla Svizzera, dalla Svezia e dall'Italia. Altro dato molto importante:
oggi un italiano di 65 anni può contare di vivere altri 18.7 anni.
E se in Italia si vive più a lungo che in altri Paesi europei, ci
sono alcune regioni italiane - secondo Ricciardi - dove le cose vanno
davvero molto bene, senza distinzioni tra uomini e donne: Marche, Emilia
Romagna, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Toscana in testa. Bandiera nera
a Campania e Sicilia. Comunque si vive meglio al Centro Nord che al Sud
e, tra le regioni del Nord, meglio in quelle del Nord-Est che in quelle
del Nord-Ovest".
Ecco la speranza di vita per chi è nato nel 2002, regione per
regione, e gli anni "conquistati" dal 1951. Piemonte-Valle d'Aosta:
uomini 76.7 (+12), donne 82.8 (+13.6); Lombardia: uomini 76.6 (+14.1),
donne 83.1 (+15.6); Trentino Alto Adige: uomini 77.2 (+15.2), donne 84.4
(+17.4); Veneto: uomini 77 (+12), donne 83.6 (+14.2); Friuli VG: uomini
76.5 (+12), donne 82.7 (+12.9); Liguria: uomini 76.6 (+10.2), donne 82.5
(+11.7); Emilia Romagna: uomini 77.1 (+11), donne 83.2 (+12.8); Toscana:
uomini 77.5 (+10.6), donne 83.3 (+12.6); Umbria: uomini 77.5 (+10.5),
donne 83.4 (+13.5); Marche: uomini 78.1 (+11.7), donne 84 (+14); Lazio:
uomini 76.6 (+11.5), donne 82.4 (+13.4); Abruzzo-Molise: uomini 77.7
(+13.1), donne 83.9 (+17.2); Campania: uomini 75.4 (+12.9), donne 81.2
(+15.8); Puglia: uomini 77.7 (+14.8), donne 82.9 (+17.7); Basilicata:
uomini 77.1 (+16.1), donne 83.2 (+21.6); Calabria: uomini 77.8 (+12.6),
donne 82.9 (+16.8); Sicilia: uomini 76.6 (+12.2), donne 81.9 (+16.2);
Sardegna: uomini 76.4 (+11.8), donne 83.0 (+15.9).
Viviamo di più ma viviamo su una polveriera. "Molte - dice Pietro
Crovari, Presidente con Giovanni Renga del Congresso - sono le micce
accese e le trappole. Aria, troppo alti i livelli di benzene e polveri
sottili nelle città che diventano così camere a gas; acqua sicura ma
troppo spesso all'origine piena di sostanze inquinanti; sistema fognario
antiquato e con pochi depuratori; rifiuti troppi e mal smaltiti; e poi i
topi, i veri padroni di casa delle città. Ma la trappola più grande è a
tavola, nascosta nel cibo: e così mangiamo fragole con antimuffa,
gamberetti colorati e peperoncino dipinto.
Scarseggia l'igiene nel trattamento non industriale degli
alimenti. Alla fine di questo tunnel malattie infettive, allergie,
intossicazioni e addirittura neoplasie. E se tutto ciò non bastasse a
sparger benzina sulla polveriera, ci pensiamo noi con i cattivi stili di
vita che sono ormai diventati abitudini di vita".
"Il diabete sta crescendo, ecco la prima conseguenza - dice
Ricciardi - di un cattivo stile di vita. A tavola si mangia sempre meno
frutta e verdura e più carne, le donne e i giovani continuano a fumare,
i giovani esagerano con l'alcool e, tra i ragazzi e gli over cinquanta,
dilagano comportamenti sessuali a rischio".
E così la Salute pubblica, sotto la lente d'ingrandimento a
Genova, ne viene fuori con luci e ombre. "Le leggi italiane - ricorda
Giovanni Renga, Presidente della SItI e Co-presidente del Congresso - in
materia di Sanità pubblica sono sempre state tra le più avanzate al
mondo e i nostri rappresentanti nelle Istituzioni europee forniscono un
contributo di grande spessore alla definizione delle norme comunitarie.
Meno facile è dichiararsi soddisfatti della situazione riguardo
l'adeguatezza delle strutture e il loro funzionamento".
Ma vediamo in dettaglio quali sono le "micce accese", ad iniziare
dall'inquinamento. Partendo da un dato che aiuta a chiarire l'allarme
lanciato dagli esperti della SItI e cioè dalla lettura del "Rapporto
Ecosistema Urbano 2004 di Legambiente". Nessuno dei provvedimenti messi
in campo ha impedito che la metà delle città superasse il limite
previsto per il PM10 e cioè le polveri sottili. E' il Sud a soffrire di
più. In assoluto la città migliore è Arezzo, la peggiore Torino. Tra le
grandi città, invece, la migliore - forse a sorpresa - è Napoli, la
peggiore sempre Torino. Il livello di benzene è stato superato a
Firenze, Roma, Napoli e Bari. Nel corso del 2002 nessuna grande città è
risultata in regola con tutti e quattro gli inquinanti considerati.
Ma tra le "micce" c'è anche l'acqua. Buona quella che esce dai
nostri rubinetti. Lo dice al Congresso SItI Cesare Meloni, Ordinario di
Igiene nell'Università di Pavia: "L'acqua del rubinetto oggi è quasi
sempre sicura. Qualche problema può riscontrarsi solo nei piccoli
comuni. Per quanto riguarda, poi, le acque minerali esse sono sicure".
Per quel che riguarda il sistema di depurazione refluo fognario secondo
il rapporto di Legambiente, al Nord si depura in media l'82 % del refluo
fognario, al Sud il 69,9 %. Gli acquedotti - come è stato ricordato al
Congresso SItI - a volte lasciano davvero a desiderare perché non ci
sono o sono pieni di buchi, così come la rete fognante in alcuni casi
risale addirittura a due secoli fa.
Dalla rete fognaria ai rifiuti il passo è breve. E quello dei
rifiuti solidi urbani è un'altra miccia accesa nella "polveriera
Italia". Nonostante la raccolta differenziata sia crescita dal 4 al 16,9
per cento in dieci anni - sempre secondo Legambiente - non si è vista
una riduzione della quantità di immondizia che finisce in discarica o
nell'inceneritore: 25 milioni di tonnellate nel '93, bel 24,5 nel 2001.
In assoluto la città che produce più rifiuti pro capite è Rimini (858
chili per abitante l'anno), quella che ne produce di meno Isernia (264).
Tra le grandi città produce più rifiuti Napoli (559), quella che ne
produce di meno Milano (429). E i rifiuti vogliono dire anche ratti. Dal
Congresso SItI, emerge come l'emergenza ratti nelle grandi città stia
diventando sempre più un'emergenza di carattere sanitario e di igiene
pubblica.
E poi, ultima tra le "micce" presentate al Congresso, quella dei
cattivi stili di vita. Questa "miccia" la accendiamo noi stessi
mangiando troppo e mangiando male. "Bisogna intervenire sugli stili di
vita - dice Ferdinando Romano, Ordinario di Igiene a "La Sapienza" e
Presidente dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la
Nutrizione (INRAN) - perché, basti pensare agli obesi, i rischi che si
corrono sono diabete mellito di tipo 2, infarto del miocardio, pressione
alta, dislipidemia, ictus, rischiose apnee notturne, osteoartrite,
gotta, calcolosi biliare. In agguato c'è anche il cancro che - forse non
molti sanno - può avere origine da un'errata alimentazione. Occorre
un'educazione accompagnata da una corretta informazione". E cioè la
prevenzione. Tanto che Filippo Palumbo, Direttore Generale della
Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute, ha ricordato come
si sta agendo su alcuni nodi programmatici strutturali individuati in
diverse azioni strategiche inizia ndo dal massiccio rilancio
dell'attività di prevenzione.
"Fra i fattori di rischio - dice Silvio De Flora, Direttore del
Dipartimento di Scienze della Salute all'Università di Genova, parlando
delle malattie cronico-degenerative - l'ambiente riveste un'importanza
fondamentale. Ma l'ambiente va inteso in senso lato, comprendendo non
solo l'ambiente di vita e di lavoro ma anche tutto quello che è esogeno,
come dieta, abitudini al fumo e all'alcool, attività fisica, ecc. Anzi,
i fattori legati allo stile di vita hanno un ruolo prioritario".
"Per la prevenzione in Italia - dice il professor Vittorio
Carreri, past president della Società Italiana di Igiene, Medicina
Preventiva e Sanità Pubblica (SItI) si spende sempre meno. Si dovrebbe
investire il 5 per cento dei fondi del Servizio Sanitario Nazionale.
Invece, si arriva a mala pena al 3,7. Ma c'è un elemento che preoccupa
ancor di più: nel 2002 si è speso lo 0,5 per cento in meno rispetto
all'anno precedente. La prevenzione in casa nostra è ancora al palo. E'
chiacchiere perché di prevenzione si parla tanto. E non sempre in modo
giusto".
Si è parlato anche di OGM. "Gli alimenti transgenici non sono una
eventualità futura ma una realtà odierna - dice Vincenzo Romano Spica,
professore di Igiene all'Università di Scienze Motorie di Roma - non
risultano studi epidemiologici che riportino l'insorgenza di particolari
malattie ma bisogna essere prudenti".
Il Congresso, con oltre duemila iscritti, si chiude sabato. "Un
Congresso di grande valenza - dice Roberto Gasparini, Coordinatore
generale del Congresso - che ha l'ambizione di delineare il presente e
il futuro della Salute dei cittadini italiani. Il Congresso, che vede
800 contributi scientifici, ospita la mostra della Sanità pubblica dalle
origini al ventunesimo secolo". Un'occasione in più per visitare Genova.
(© ItaliaSalute)
Viviamo più a lungo ma in maniera scorretta
In Italia si
vive di piu', ma viviamo su una polveriera, piene di micce accese. E
tante trappole dovute alla scorrettezza dello stile di vita.
La buona
notizia e l'allarme vengono dalla Societa' di Igiene, Medicina
Preventiva e Salute Pubblica a Congresso a Genova sotto la presidenza di
Pietro Crovari e Giovanni Renga.
Viviamo di
piu', dal 1960 al 2002 abbiamo allungato la vita piu' di ogni altro
Paese europeo: 12.9 anni per gli uomini e 15.4 anni per le donne, contro
una media europea di 10.7 anni per gli uomini e 11 anni per le donne.
''Ma se non
cambiamo stili di vita - dice Pietro Crovari - dall'alimentazione al
fumo, dall'alcool alle infezioni sessuali, e non difendiamo l'ambiente
rischiamo di rovinare gli anni che ci siamo regalati''.
Secondo il rapporto Osservasalute 2004 dell'Osservatorio
Nazionale sulla Salute nelle regioni italiane dell'Istituto di Igiene
dell'Universita' Cattolica di Roma, gli uomini italiani sono al terzo
posto nel mondo per la durata media della vita (76.8) dopo Giappone
(78.1) e Svezia (77.5). Le donne al quarto posto (82.7) dopo Giappone
(84.9), Francia (83) e Spagna (82.9).
''Nascere in
Italia oggi non e' poi una cattiva idea, anche se San Marino si fa
preferire - dice Walter Ricciardi, Presidente della Societa' Europea di
Sanita' Pubblica, al Congresso di Genova - un bambino che nasce oggi in
Italia ha una speranza di vita di 76.8 anni se maschio e di 82.9 anni se
femmina. Se si considera l'aspettativa di vita, senza fare distinzioni
tra uomini e donne, in Europa, ecco il dato piu' sorprendente, il Paese
dove si vive piu' a lungo e' San Marino, seguito dalla Svizzera, dalla
Svezia e dall'Italia. Altro dato molto importante: oggi un italiano di
65 anni puo' contare di vivere altri 18.7 anni.
A fronte
dell'innalzamento dell'eta' media di vita, rischiamo anche di piu'.
''Molte - dice Pietro Crovari, Presidente con Giovanni Renga del
Congresso - sono le micce accese e le trappole. Aria: troppo alti i
livelli di benzene e polveri sottili nelle citta' che diventano cosi'
camere a gas; acqua sicura ma troppo spesso all'origine piena di
sostanze inquinanti; sistema fognario antiquato e con pochi depuratori;
rifiuti troppi e mal smaltiti; e poi i topi, i veri padroni di casa
delle citta'. Ma la trappola piu' grande e' a tavola, nascosta nel cibo:
e cosi' mangiamo fragole con antimuffa, gamberetti colorati e
peperoncino dipinto. Scarseggia l'igiene nel trattamento non industriale
degli alimenti. Alla fine di questo tunnel malattie infettive, allergie,
intossicazioni e addirittura neoplasie.
E se tutto cio'
non bastasse a sparger benzina sulla polveriera, ci pensiamo noi con i
cattivi stili di vita che sono ormai diventati abitudini di vita''.
''Il diabete
sta crescendo, ecco la prima conseguenza - dice Ricciardi - di un
cattivo stile di vita. A tavola si mangia sempre meno frutta e verdura e
piu' carne, le donne e i giovani continuano a fumare, i giovani
esagerano con l'alcool e, tra i ragazzi e gli over cinquanta, dilagano
comportamenti sessuali a rischio''.
E cosi' la
Salute pubblica, sotto la lente d'ingrandimento a Genova, ne viene fuori
con luci e ombre. ''Le leggi italiane - ricorda Giovanni Renga,
Presidente della SItI e Co-presidente del Congresso - in materia di
Sanita' pubblica sono sempre state tra le piu' avanzate al mondo e i
nostri rappresentanti nelle Istituzioni europee forniscono un contributo
di grande spessore alla definizione delle norme comunitarie. Meno facile
e' dichiararsi soddisfatti della situazione riguardo l'adeguatezza delle
strutture e il loro funzionamento''.
Ma vediamo in
dettaglio quali sono le ''micce accese'', ad iniziare dall'inquinamento.
Partendo da un dato che aiuta a chiarire l'allarme lanciato dagli
esperti della SItI e cioe' dalla lettura del ''Rapporto Ecosistema
Urbano 2004 di Legambiente''. Nessuno dei provvedimenti messi in campo
ha impedito che la meta' delle citta' superasse il limite previsto per
il PM10 e cioe' le polveri sottili. E' il Sud a soffrire di piu'. In
assoluto la citta' migliore e' Arezzo, la peggiore Torino. Tra le grandi
citta', invece, la migliore - forse a sorpresa - e' Napoli, la peggiore
sempre Torino. Il livello di benzene e' stato superato a Firenze, Roma,
Napoli e Bari. Nel corso del 2002 nessuna grande citta' e' risultata in
regola con tutti e quattro gli inquinanti considerati. Ma tra le
''micce'' c'e' anche l'acqua. Buona quella che esce dai nostri
rubinetti. Lo dice al Congresso SItI Cesare Meloni, Ordinario di Igiene
nell'Universita' di Pavia: ''L'acqua del rubinetto oggi e' quasi sempre
sicura.
Qualche
problema puo' riscontrarsi solo nei piccoli comuni. Per quanto riguarda,
poi, le acque minerali esse sono sicure''. Per quel che riguarda il
sistema di depurazione refluo fognario secondo il rapporto di
Legambiente, al Nord si depura in media l'82 % del refluo fognario, al
Sud il 69,9 %.
Gli acquedotti
- come e' stato ricordato al Congresso SItI - a volte lasciano davvero a
desiderare perche' non ci sono o sono pieni di buchi, cosi' come la rete
fognante in alcuni casi risale addirittura a due secoli fa. Dalla rete
fognaria ai rifiuti il passo e' breve. E quello dei rifiuti solidi
urbani e' un'altra miccia accesa nella ''polveriera Italia''. Nonostante
la raccolta differenziata sia crescita dal 4 al 16,9 per cento in dieci
anni - sempre secondo Legambiente - non si e' vista una riduzione della
quantita' di immondizia che finisce in discarica o nell'inceneritore: 25
milioni di tonnellate nel '93, bel 24,5 nel 2001. In assoluto la citta'
che produce piu' rifiuti pro capite e' Rimini (858 chili per abitante
l'anno), quella che ne produce di meno Isernia (264). Tra le grandi
citta' produce piu' rifiuti Napoli (559), quella che ne produce di meno
Milano (429). E i rifiuti vogliono dire anche ratti. Dal Congresso SItI,
emerge come l'emergenza ratti nelle grandi citta' stia diventando sempre
piu' un'emergenza di carattere sanitario e di igiene pubblica.
E poi, ultima
tra le ''micce'' presentate al Congresso, quella dei cattivi stili di
vita. Questa ''miccia'' la accendiamo noi stessi mangiando troppo e
mangiando male. ''Bisogna intervenire sugli stili di vita - dice
Ferdinando Romano, Ordinario di Igiene a ''La Sapienza'' e Presidente
dell'Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione
(INRAN) - perche', basti pensare agli obesi, i rischi che si corrono
sono diabete mellito di tipo 2, infarto del miocardio, pressione alta,
dislipidemia, ictus, rischiose apnee notturne, osteoartrite, gotta,
calcolosi biliare. In agguato c'e' anche il cancro che - forse non molti
sanno - puo' avere origine da un'errata alimentazione. Occorre
un'educazione accompagnata da una corretta informazione''. E cioe' la
prevenzione. Per la quale, invece, si spende sempre meno.
(© Giornale)
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