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Compositor Piero Piccioni morre na Itália

27/07/04

Infophoto

   O compositor italiano Piero Piccioni, que escreveu canções para mais de cem filmes, entre eles longas de Roberto Rossellini, Luchino Visconti e Jean-Luc Godard, morreu, no último dia 23, aos 82 anos, em seu apartamento em Roma (Itália). A causa da morte não foi divulgada.

   Nascido em Turim, Piccioni iniciou carreira como pianista, trabalhou com orquestras de jazz e começou no cinema nos anos 40. Um de seus principais amigos e parceiros foi o diretor e ator Alberto Sordi.

(© Folha de S. Paulo)


E' MORTO PIERO PICCIONI, AUTORE DI QUASI 200 COLONNE SONORE

In carriera ha lavorato per i grandi autori del cinema italiano quali Visconti, De Sica, Rosi, Lattuada, Comencini e Bertolucci

   Roma  - E' morto ieri sera nella sua casa romana Piero Piccioni, autore di quasi 200 colonne sonore per i film dei maggiori registi italiani. Aveva 82 anni.

   Piccioni era nato a Torino il 6 dicembre del 1921, figlio di una madre torinese pura (si chiamava Marengo; da qui lo pseudonimo Piero Morgan che l'autore ha usato fino al 1957) e di un padre della provincia di Rieti (Attilio, uomo di spicco della Dc di De Gasperi e vicepresidente del Consiglio). Piero Piccioni ha ascoltato jazz da bambino e suonato il piano senza aver fatto il conservatorio. Autodidatta, a tredici anni, quando il padre lo portava a Firenze (alla Eiar) ad ascoltare le orchestre, scriveva gia' delle canzoni e la Carisch ne pubblico' alcune.

   Appassionatissimo di cinema americano (Frank Capra, Hitchcock, Billy Wilder, John Ford) tra i compositori stranieri il suo beniamino era Alex North (aveva fatto 'Un tram chiamato desiderio' ma anche 'Spartacus' di Kubrick): autore che lo ha influenzato nell'uso del jazz.

   Piero Piccioni e' arrivato al cinema verso il 1950. Lo chiamo' Antonioni per fare la musica per il documentario di un suo allievo, Luigi Polidoro. Il primo film vero fu 'Il mondo le condanna' di Gianni Franciolini.

   Alberto Sordi (con cui c'e' stato un lungo sodalizio) lo ha conosciuto nel 1945, quando il compositore lavorava in radio. Il primo film insieme e' stato 'Le svedesi'. Ma nella sua carriera, Piccioni ha lavorato con Visconti, De Sica, Rosi, Lattuada, Luigi Comencini, Bernardo Bertolucci e Antonio Pietrangeli.

   Non lo ha fermato neppure il Caso Montesi, il celebre scandalo noir-politico in cui piombo' quando, l'11 aprile 1953, sulla spiaggia di Capocotta a Ostia viene trovato il cadavere di Wilma Montesi, 21 anni, morta per annegamento. Prima si era ipotizzato il suicidio, poi la rivista scandalistica Attualita' ha iniziato a sostenere che la ragazza fosse morta durante un'orgia a cui partecipavano Piero Piccioni e il marchese Ugo Montagna. Il caso divenne politico e il padre si dimise.

   Il compositore rimase fermo quattro anni, dal '53 al '56. Prima di finire sulle prime pagine dei quotidiani aveva pero' gia' firmato 'La spiaggia' di Alberto Lattuada. Nel 1956, dopo il completo proscioglimento dalle accuse, torno' al lavoro con 'Guendalina', sempre di Lattuada. Piccioni lavoro' ininterrottamente fino al '98, firmando le musiche di 'Incontri proibiti' di Alberto Sordi, film uscito nelle sale italiane nel 2002 con il titolo 'Sposami papa''.

(© Adnkronos)


E' morto a 82 anni a Roma Piero Piccioni, autore di oltre 100 colonne sonore

L'alter ego di Albertone

   ROMA - Piero Piccioni, autore di oltre 100 colonne sonore di film, è morto improvvisamente venerdì sera nella sua casa romana. Era nato a Torino il 6 dicembre del 1921. Piccioni aveva scritto le musiche per quasi tutti i film di e con Alberto Sordi, ma aveva lavorato per un'infinità di registi italiani.

   Piero Piccioni si può a pieno titolo definire l'alter ego musicale di Alberto Sordi, per il quale ha musicato quasi tutti i film girati da attore o da regista: da Polvere di stelle a Incontri proibiti, da Finchè c'è guerra c'è speranza a Un italiano in America. Era uno dei più noti compositori e pianisti di jazz e di musica leggera. Tanti registi hanno affidato al suo genio musicale le loro pellicole: Francesco Rosi, Mario Monicelli, Alberto Lattuada, Luigi Comencini, Luchino Visconti, Antonio Pietrangeli, Bernardo Bertolucci, Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Tinto Brass e Dino Risi tra gli altri. Sue anche le colonne sonore di Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare di agosto e Tutto a posto e niente in ordine di Lina Wertmuller, ma anche quella del film di Mauro Bolognini Il bell'Antonio.

   Inizialmente noto con lo pseudonimo di Piero Morgan, Piero Piccioni debuttò come pianista nel 1938 alla radio, dove ritornò nel 1944 con l'orchestra '013', la prima orchestra di jazz che trasmetteva ai microfoni. Tra i riconoscimenti ottenuti nella lunga carriera, anche il Premio Madonna di Campiglio per il Cinema, ritirato da Piccioni un anno fa «per essere stato il grande compagno di strada dell'arte cinematografica di Alberto Sordi, musicando con particolare sensibilità e maestria le colonne sonore della maggior parte delle opere di Sordi, sia nella veste di attore che di regista».

   «Quando Alberto girava un film faceva davvero tutto - raccontava Piccioni - sceglieva gli attori, visionava i set. La musica pure nasceva lì al momento: Alberto mi raccontava l'idea del film e io mettevo giù le prime note, poi osservavo le sue reazioni e quindi cominciavo a elaborarla. Era molto sensibile a un cero tipo di musica, specie ad alcune melodie tardo-romantiche». Quello con Albertone «era un rapporto cementato nel tempo», secondo Piccioni, che molti definivano 'l'amico più amico di Sordi'.

   Piero Piccioni è stato un grande musicista, ma a tanti il suo nome non ricorda la musica. All'inizio degli anni '50, infatti, l'autore torinese, figlio del politico democristiano Attilio Piccioni - vice premier e ministro degli esteri all'epoca dei fatti - fu coinvolto nel primo giallo della Repubblica, il famoso caso Montesi, da cui uscì con un'assoluzione piena. Gli ingredienti di questo delitto d'epoca - sangue, sesso, droga e politica - furono tali da appassionare l'opinione pubblica del tempo.

   Wilma Montesi, figlia di un modesto falegname, si allontanò dalla sua casa di via Tagliamento, a Roma, la sera del 9 aprile 1953 e il suo cadavere fu ritrovato la mattina di due giorni dopo sulla battigia di Torvajanica, a quel tempo una spiaggia deserta e isolata. Sul momento si pensò a una disgrazia: la sorella raccontò che Wilma soffriva di un eczema ai piedi e aveva manifestato il desiderio di curarlo con l'acqua di mare; una testimone assicurò di averla incontrata sul treno di Ostia; gli inquirenti ritennero perciò che la ragazza, mentre si bagnava le gambe, si era sentita male, era caduta in acqua, la corrente l'aveva spinta verso Torvajanica. Nacque così la «tesi del pediluvio».

   Per qualche mese non si parlò più della Montesi, fino a quando uscì una serie di articoli nei quali si lasciava intendere che dietro la morte di Wilma si nascondeva un giallo esplosivo. Un pubblicista, Silvano Muto, fu incriminato per notizie false e tendenziose e durante le prime battute del processo svoltosi a Roma il colpo di scena: Muto fece il nome di Anna Maria Moneta Caglio come colei che conosceva la verità. La giovane, convocata in aula, indicò come responsabili Piero Piccioni e il marchese Ugo Montagna, con il quale aveva avuto una relazione sentimentale.

   Lo scandalo scoppiò in tutto il suo fragore. Il delitto, vero o supposto, si incrociò infatti con trame e manovre della politica. Si parlò di connivenze nei meandri della giustizia per la protezione data ad alcuni politici coinvolti, la vicenda offrì alla sinistra motivi per attaccare duramente la Dc e all'interno della stessa Democrazia Cristiana più di uno colse l'occasione togliersi qualche sassolino dalla scarpa.

   Fu avviata un'inchiesta affidata al consigliere della sezione istruttoria della corte d'appello Raffaello Sepe. Durante le indagini la Caglio rafforzò le sue accuse. Il «cigno nero», così allora venne soprannominata la giovane accusatrice, spiegò che il suo amante aveva a disposizione un cottage nella tenuta di Capocotta, dove si svolgevano orge a base di stupefacenti. Forse proprio li, disse la ragazza, la Montesi si era sentita male ed era stata abbandonata sulla spiaggia.

   Il giudice Sepe ritenne attendibili le accuse del «Cigno nero». Il processo si celebrò per legittimo sospetto a Venezia dove Piccioni e Montagna il 27 maggio 1957 furono assolti con formula ampia. Il «caso Montesi», almeno per il musicista e il marchese, si concluse con la sentenza di Venezia, ma la vicenda fece altre vittime: il padre di Piccioni, Attilio, si dimise dalla carica di ministro degli esteri e lo stesso fece il capo della polizia Tommaso Pavone. Si era aperta la stagione dei gialli del Palazzo.

(© Gazzetta di Parma)

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