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Reaberto mistério sobre assassinato de Pasolini


 

Segundo Giuseppe Pelosi, na noite de 2 de novembro de 1975, três homens bateram em Pasolini (foto) até a morte em uma praia de Ostia, perto de Roma

 

Homem que confessou ter assassinado o cineasta em 1975 afirma agora que o artista morreu após levar uma surra de três desconhecidos

   Roma - O homem que confessou ter assassinado o cineasta e escritor italiano Pier Paolo Pasolini em 1975, Giuseppe Pelosi, se retratou das declarações feita há 30 anos e agora afirma que o artista morreu por causa de uma surra que levou de três desconhecidos.

   Condenado a nove anos e dois meses de prisão por esse assassinato, Pelosi reabriu o mistério sobre a morte do diretor de cinema com sua nova versão dos fatos, que detalha na entrevista que será exibida neste sábado pela televisão pública RAI-3.

   Em suas declarações, Pelosi diz que os assassinos foram três desconhecidos "que falavam com sotaque do sul" que, na noite de 2 de novembro de 1975, bateram em Pasolini até a morte em uma praia de Ostia, perto de Roma.

   Até agora a versão oficial, baseada nas declarações de Pelosi - que então tinha 17 anos -, dizia que o jovem foi abordado pelo cineasta, homossexual, que o teria levado em seu carro ao local.

   Segundo as declarações de então, os dois praticaram vários atos de caráter sexual, mas quando o cineasta propôs uma relação sexual completa o jovem "reagiu" com violência e bateu em Pasolini até matá-lo.

   Pelosi disse ter agido sozinho e foi condenado por um tribunal de menores, em meio às dúvidas sobre sua versão, pois muitos duvidavam que um rapaz de 17 anos fosse capaz de atacar sozinho a vítima de forma tão violenta.

   Se Pelosi tivesse admitido a ajuda de outras pessoas no crime, ele teria sido julgado por um tribunal normal, e não por um tribunal de menores, e condenado a até 30 anos de prisão.

   Agora, em seu novo testemunho, ele diz que não cometeu o assassinato, mas não dá informações que levem à identificação dos três supostos autores, e inclusive acrescenta ser possível que já tenham morrido.

   Segundo Pelosi, os três agressores chegaram quando Pasolini e ele estavam juntos na praia de Ostia e, em meio a gritos de "comunista sujo" e "pedaço de merda", deram uma grande surra no cineasta, que ficou agonizando. Os agressores saíram do local de carro e ele, desesperado e com medo, entrou no carro de Pasolini, deu a partida e sem perceber passou por cima do corpo do artista, afirma. A polícia prendeu Pelosi pouco depois, quando circulava com o carro de Pasolini em alta velocidade e na contra mão.

   Após saber destas declarações, a Procuradoria de Roma afirmou que é pouco provável que o novo relato de Pelosi leve à reabertura das investigações do caso, considerando que faltam dados concretos que permitam comprovar as novas informações. No entanto, o advogado da família Pasolini, Nino Marazzita, disse que a Procuradoria "tem obrigação de reabrir o processo sobre a morte do escritor" e "convocar e interrogar Pelosi". (EFE)

(© estadao.com.br)


«Non sono io l'assassino di Pasolini»

  A trent'anni dall'omicidio Pino Pelosi ritratta la confessione che gli costò la condanna a 9 anni di carcere. Ma non fa nuovi nomi

 

 
   ROMA - «Pasolini non l'ho ucciso io». Dopo 30 anni Pino Pelosi, l'uomo che fu condannato per il delitto del regista-scrittore, avvenuto nel 1975 all'idroscalo di Ostia, si confida alla giornalista Franca Leosini, ideatrice e conduttrice del programma televisivo «Ombre sul Giallo», in onda questa sera su Raitre.
Pino Pelosi con la polizia nel 1975 durante un sopralluogo sul luogo dell'omicidio (Ansa)

   «Non sono io l'assassino di Pier Paolo Pasolini» sostiene l'ex «ragazzo di vita» che oggi ribalta completamente la sua versione, rilanciando la nuova pista che gli inquirenti non hanno mai battuto ma che molti all'epoca dei fatti ipotizzarono. Come Oriana Fallaci, che sulle pagine dell'Europeo, a 12 giorni dal delitto scrisse: «Esiste un'altra versione della morte di Pasolini; una versione di cui probabilmente le forze di polizia sono giá a conoscenza, ma di cui non parlano per poter condurre più comodamente le indagini...».

  

   Pelosi, detto anche Pino «la Rana», spiega alla Leosini che ha atteso tanto per parlare perchè «sono solo, non ho più famiglia, i miei sono morti. Ho 46 anni e pago sempre per quell'omicidio...E poi perchè queste persone saranno morte probabilmente». L'uomo dice ancora che «credo volessero dargli una bella lezione. Una cosa tipo tre mesi di ospedale. Se volevano ucciderlo gli avrebbero sparato e avrebbero sparato anche a me. Gente come quella non si mette paura». Paura la misero a Pelosi che temendo conseguenze per i propri famigliari confessò di essere l'autore dell'omicidio, venne condannato a nove anni di carcere ed uscì in semilibertá dopo sette. Malgrado gli anni trascorsi non rivela però alcun nome.
Pier Paolo Pasolini (Ansa)

   Anche se qualcuno all'epoca dei fatti nomi li aveva fatti: l'avvocato Nino Marazzita, che difendeva Pelosi e che nonostante la sua confessione, chiese la riapertura del caso citando come teste chiave l'ex appuntato dei carabinieri Renzo Sansone, che aveva condotto le indagini. Sansone nel 1975 disse: «Pelosi non era solo. Con lui c'erano anche i fratelli Borsellino di Catania, furono loro stessi a dirmi che quella notte si trovavano lì». Ma Pelosi insistette: «No, ero solo quella notte. Sono dei bugiardi, vogliono farsi pubblicitá alle mie spalle, prenderò provvedimenti».

   A questo punto il prossimo passo spetta alla Procura di Roma. È difficile che i magistrati che si occuparono dell'omicidio Pasolini riaprano le indagini sulla base di un'intervista, ma l'avvocato Marazzita ha giá annunciato che chiederá che la giustizia torni ad occuparsi della vicenda. A non credere alla versione di Pelosi, trent'anni fa, Gianni Borgna, che negli anni Settanta era segretario della Fgci romana: «Sono sempre stato convinto che Pelosi non c'entrasse nulla: è stato costretto con le minacce ad assumersi la responsabilitá del delitto che fu commesso da altri. E non penso ad un movente strettamente politico», ha detto Borgna, che pronunciò la commemorazione solenne ai funerali dello scrittore.

   La nuova confessione di Pelosi non meraviglia il regista Marco Tullio Giordana, autore di un libro sulla vicenda e del film «Pasolini, un delitto italiano», che nel 1995 fece tanto discutere e riaprire l'inchiesta, poi chiusa senza nulla di nuovo. «Penso che Pelosi - ha detto il regista - sia stato un semplice spettatore del delitto: i veri esecutori lo costrinsero ad assumersi la responsabilitá perché all'epoca era minorenne e avrebbe avuto una condanna meno severa». Il regista afferma, inoltre, di avere avuto le confessioni di alcuni testimoni che però non furono disposti a ripeterle in tribunale e che per evitare polveroni e polemiche non inserì nel suo film.

(© Corriere della Sera)

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