ROMA. O Supremo
Tribunal italiano determinou ontem que o crime de estupro ou de abuso
sexual é menos grave se a vítima já tiver mantido relações sexuais
anteriormente. A sentença foi recebida com surpresa e indignação no
país.
O Supremo acolheu um recurso apresentado por um homem de 41 anos,
identificado apenas como Marco T., que abusara sexualmente de uma
adolescente de 14, forçando-a a fazer sexo oral. Ele alegou que a
vítima não era virgem e já tivera relações sexuais com vários homens.
“Do ponto de vista sexual”, disseram os juízes, a vítima “é muito
mais desenvolvida do que se pode esperar de uma menina de sua idade”,
e por isso os danos provocados pelo estupro seriam “de menor
gravidade”.
O agressor — que vivia com a mãe da adolescente — foi condenado em
2001 a três anos e quatro meses de prisão, mas recorreu ao Tribunal de
Apelação de Cagliari (Sardenha), pedindo redução da pena. O tribunal
rejeitou o recurso e o caso chegou ao Supremo. Este destacou que a
menina “desde os 13 anos teve numerosas relações sexuais com homens de
várias idades”.
Políticos expressaram indignação com a decisão. A deputada dos
Verdes Luana Zanella considerou a sentença abominável e de efeitos
devastadores. O senador Michele Bonatesta, da Aliança Bonatesta, de
direita, disse que estava desconcertado e pediu ao Ministério da
Justiça que avaliasse “a possibilidade de intervir”.
(©
Agência Estado)
Sentenza choc: "Lo stupro è meno
grave se la ragazza non è vergine"
Nicoletta Cottone
Sentenza choc della Cassazione: concessa l’attenuante a
un uomo che violentò la figlia quattordicenne della convivente.
La motivazione? La minorenne non era vergine. Insomma lo stupro è
meno grave se la minorenne ha «esperienza» e, dunque, al suo carnefice
può essere concessa l’attenuante della minor gravità, che comporta la
diminuzione di due terzi della pena.
Lo ha stabilito la terza sezione penale della Cassazione con la
sentenza 6329/2006, depositata ieri, accogliendo il ricorso dello
stupratore, un sardo 41enne tossicodipendente. In pratica i giudici
della terza sezione penale ritengono di più modeste dimensioni l’impatto
devastante della violenza sessuale quando a subirla è un’adolescente non
più vergine. La sua personalità, secondo i giudici, dal punto di vista
sessuale, è «molto più sviluppata di quanto ci si può aspettare da una
ragazza della sua età». Dunque chi violenta una minorenne cresciuta in
un ambiente socialmente degradato, della quale abusa essendo il
convivente della madre, può ottenere il riconoscimento dell’attenuante,
del «fatto di minore gravità» invocato in nome della perduta illibatezza
della minorenne.
Una sentenza che lascia interdetti e che ha provocato un autentico
terremoto, tanto da indurre i giudici della Cassazione a far trapelare
l’indicazione che la sentenza non troverà mai spazio nel massimario e
«sarà seppellita con ignominia dalla stessa Corte di cassazione e, anzi,
verrà citata come esempio negativo di come una sentenza non dovrebbe
essere mai scritta né motivata».
Il fatto esaminato
I giudici della terza sezione avevano esaminato il ricorso di un uomo
che era stato condannato in primo e secondo grado per violenza sessuale
nei confronti della figlia minorenne della convivente, che aveva chiesto
di censurare la mancata concessione dell’attenuante che consente una
riduzione della pena.
Secondo la Cassazione la ragazzina aveva «pienamente assentito» al
rapporto orale, dopo aver rifiutato un rapporto completo, richiesto
sotto minaccia, ritenendolo meno rischioso, essendo la minorenne
consapevole del passato di tossicodipendente del patrigno. L’uomo, in
ogni caso, si era avvalso dello stato di soggezione in cui la vittima si
trovava. Peraltro solo per remissione di querela, in secondo grado, era
caduta l’ulteriore accusa di percosse.
La Corte di appello di Cagliari, invece, aveva rifiutato di concedere
l’attenuante del «fatto di minore gravità» considerando le «modalità
innaturali del rapporto» e le «relative conseguenze indotte da questo
rapporto sullo sviluppo sessuale della minore».
I commenti
Unanimi le critiche da parte di maggioranza, opposizione, operatori
sociali, psicologi e criminologi. «Ho pensato di essere tornata indietro
di 50 anni - dice Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di
Telefono Rosa - è inconcepibile che un reato così grave possa avere due
pesi e due misure, se la ragazza e vergine o non lo è». Per Stefania
Prestigiacomo, ministro delle Pari opportunità, è una sentenza «che
lascia interdetti, in un momento in cui il nostro Paese ha varato nuove
normative su pedofilia e mutilazioni genitali», ribadendo la posizione
«di estremo rigore nei confronti di tutti gli atti che scalfiscono
l’inviolabilità fisica della persona, soprattutto se minore». Secondo
Sandro Bondi (An) «la sentenza pone pesanti interrogativi sul tipo di
cultura, sulla natura della formazione giuridica e sulla concezione del
ruolo sociale di una parte della magistratura italiana».
La psicologa Rita Parsi ha i brividi nel pensare che si parli di
«comportamento avveduto da parte di una bambina di 14 anni». Secondo la
sessuologa Iole Bardaro Verde non ci può essere maggiore o minore
gravità in uno stupro, perché è sempre violenza, a qualsiasi età. «Anche
per una donna adulta - dice la sessuologa - che può aver avuto cento
rapporti consenzienti, lo stupro rappresenta sempre una violenza,
qualcosa di imposto con la forza. E questo a maggior ragione per una
ragazzina, la quale dopo una violenza acquisisce l’idea che non ci si
può più fidare degli uomini». Una doppia offesa, perché in ogni caso
l’esperienza sessuale non ha nulla a che vedere con la libertà e la
volontà di avere un rapporto sessuale con un uomo.
(©
Il Sole 24 Ore)
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