|
La Scienza in Cucina e L'Arte di Mangiar Bene: há mais de 100 anos, um dos livros mais lidos pelos italianos
Depois de Le Avventura di Pinoccchio, de Carlo Collodi, e do romance I Promessi Sposi, de Alessandro Manzoni, a obra mais lida pelos italianos, há mais de 110 anos, é o livro La Scienza in Cucina e L'Arte di Mangiar Bene, de Pellegrino Artusi. E a cidade onde o autor nasceu, Forlimpopoli, com pouco mais de 11 mil habitantes, prepara-se para comemorar, como faz há 10 anos, o nascimento do seu filho mais ilustre: o festival de culinária artusiana, um evento internacional, como tradicionalmente acontece, será realizado no penúltimo sábado de junho (dia 23) próximo. Paradoxalmente, o best selller de Artusi ainda é pouco difundido entre os experts e iniciados da gastronomia de outras partes do mundo. No entanto, a trajetória do livro não deixa dúvidas a respeito de sua aceitação. Em 1891, ele editou o livro às próprias custas. Nos anos seguintes, enriqueceu-o com subsídios e receitas - eram 475 na primeira edição, tornaram-se 790 na 13.ª. O sucesso foi imediato. Artusi concretizou a miragem de muitos escritores: vendeu o livro como água, sem ter editor, sem distribuidor. Por muitos anos era necessário pedi-lo diretamente ao autor. Quando morreu, o livro havia alcançado a 14.ª edição. Hoje, continua best seller.
Artusi, um apaixonado
pela literatura e pela gastronômia.
Artusi, il cronista indiscusso di un capitolo di storia italiana Artusi è il cronista indiscusso di un capitolo di storia italiana fatto di conoscenza delle tradizioni alimentari: attraverso le ricette ripercorriamo lo stivale appena unificato dalle imprese garibaldine e ne conosciamo i prodotti e le ricette. Con la Festa Artusiana, che si organizza dal 1997 ogni anno dal penultimo sabato di giugno per nove giornate consecutive, vogliamo rivivere a Forlimpopoli il gusto di ricerca dei sapori, vogliamo dissetare la curiosità di conoscere i particolari di quell’ambiente domestico spesso lasciato in disparte per la fretta del nostro quotidiano. Desideriamo origliare le parole di chi lavora fra ortaggi profumati, carni e padelle, e trarre qualche spunto per meravigliare il nostro stesso piacere di sperimentarci ai fornelli. E poi, nella magica atmosfera di un paese che si traveste da chef, carpire ogni profumo per fissarlo nella memoria e trovarvi il nostro passato o arricchire il nostro futuro. Il programma è ricco e le opportunità permettono ad ognuno di assaporare ciò che più è gradito al proprio palato, o di osare un assaggio di un boccone sconosciuto: cucina, musica, teatro, danza, mostre, degustazioni, mercati, premi Artusi, convegno scientifico. Ce n’è per tutti! Vive in questa festa la sintesi di un sogno: ”casa Artusi”, l’origine del nostro percorso e la meta da raggiungere. Alla festa Artusiana lavorano febbrilmente associazioni, singoli cittadini, volontari, dipendenti comunali che, in un comune sentire, collaborano alla costruzione di una identità cittadina, fondata sulla propria storia; una storia da condividere con chi ne approva gli scopi, all’insegna del vivere bene insieme e della convivialità. (Mauro Grandini) Passioni per la letteratura e la cucina Pellegrino Artusi autore de "L' arte la scienza in cucina e l' arte di mangiar bene" nacque a Forlimpopoli il 4 agosto 1820, da Teresa Giunchi e Agostino. Dopo gli studi al Seminario di Bertinoro, cominci ad occuparsi degli affari paterni. A segnare una svolta nella vita del giovane Pellegrino e della sua famiglia fu la famosa incursione del Passatore a Forlimpopoli, il 25 gennaio 1851. Nella stessa notte in cui fece irruzione nel teatro cittadino, la banda del celebre brigante con un sotterfugio, riuscì a entrare nella casa del futuro gastronomo e fare man bassa di denaro e oggetti preziosi. Il colpo banditesco, al di là del danno economico, segnò profondamente la famiglia Artusi: Gertrude, una delle sorelle di Pellegrino, per lo spavento impazzì e fu internata in manicomio. L'anno successivo la famiglia Artusi lasciò Forlimpopoli e si trasferì a Firenze, dove il trentaduenne Pellegrino si dedicò all'attività commerciale con un certo successo. Artusi continuò a vivere in Toscana dove morì nel 1911 a 91 anni, ma mantenne sempre vivi i rapporti con la città natale. Artusi godette di una vita agiata, senza mai perdere di vista le sue passioni per la letteratura e la cucina. Ritiratosi a vita privata, si dedicò a tempo pieno a questi interessi, scrivendo prima una biografia di Foscolo e poi "Osservazioni in appendice a 30 lettere del Giusti", entrambi pubblicati a sue spese, senza grande successo, quel successo che sarebbe arrivato con "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene", pubblicato nel 1891 a spese dell'autore "pei tipi dell'editore Landi". Prima edizione: 1.000 copie. E' lo stesso Artusi a raccontarci le peripezie della sua celebre opera nella introduzione che intitolò significativamente "Storia di un libro che rassomiglia alla storia della Cenerentola": dal severo giudizio del professor Trevisan che sentenzia "Questo è un libro che avrà poco esito" all'aneddoto dei Forlimpopolesi che, avendo vinto due copie del libro in una lotteria, andarono a venderle dal tabaccaio non sapendo che farsene. Ma il successo alla fine arrivò e fu travolgente: in venti anni furono stampate 14 edizioni; nel 1931 le edizioni erano giunte a quota 32 e l'"Artusi" (ormai veniva chiamato con il nome del suo autore) era uno dei libri più letti dagli italiani, insieme a "I promessi sposi" e "Pinocchio". Il volume, che ancora oggi conta un grande numero di edizioni e una vastissima diffusione, raccoglie 790 ricette, dai brodi ai liquori, passando attraverso minestre, antipasti (anzi "principii"), secondi e dolci. L'approccio è didattico ("con questo manuale pratico - scrive Artusi - basta si sappia tenere un mestolo in mano"), le ricette sono accompagnate da riflessioni e aneddoti dell'autore, che scrive con uno stile arguto. "La scienza in cucina e l'arte di mangiar bene" costituì un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica dell'epoca. All'Artusi va il merito di aver dato dignità a quel "mosaico" di tradizioni regionali, di averlo per la prima volta pienamente valorizzato ai fini di una tradizione gastronomica "nazionale".
|
|